Pescara. “Ho scritto questo libro perché voglio dire a tutti i diffidenti nei confronti della politica che la strada non è l’antipolitica, e vorrei che i giovani si impegnassero per cambiarla. Come diceva don Milani: a cosa serve avere le mani pulite se le tenete in tasca?”. Sono le parole con cui il decano dei senatori italiani, Pierferdinando Casini, descrive il libro che ha appena pubblicato per Piemme, il cui titolo è “C’era una volta la politica. Parla l’ultimo democristiano”.
Il volume verrà presentato venerdì 3 marzo alle ore 17,30 nella sala consiliare del Comune di Pescara per iniziativa del deputato PD Luciano D’Alfonso e della Fondazione Europa Prossima. Dopo i saluti di D’Alfonso e del presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, sarà il vicedirettore dell’Huffpost Italia, Alessandro De Angelis, a intervistare l’autore.
“Ho voluto invitare Casini – spiega D’Alfonso – perché rappresenta i valori più autentici di un certo modo di fare politica: la competenza è insostituibile, nessuno può improvvisarsi ciò che non è, soprattutto quando si tratta di gestire la cosa pubblica. Ma sarà anche l’occasione per ascoltare una delle personalità di maggior prestigio della Repubblica: non a caso, prima della rielezione di Mattarella era stato fatto il suo nome per il Quirinale”.
Nato a Bologna 67 anni fa, Casini siede in Parlamento dal luglio 1983. Eletto inizialmente per la Democrazia Cristiana, ha fatto parte di diverse formazioni centriste per poi avvicinarsi, negli ultimi anni, al Partito Democratico.
Egli è al tempo stesso protagonista e memoria storica di questi ultimi quarant’anni di politica italiana: “Nel 1983 ho mosso i primi passi nel Palazzo mentre Amintore Fanfani, il grande aretino, uno degli artefici della ricostruzione italiana, stava per rassegnare le dimissioni dal governo. Oggi, dopo quarant’anni, la romana Giorgia Meloni, orgogliosamente di destra, è diventata la prima presidente del Consiglio donna del nostro Paese. È passata una vita ed è cambiato il mondo. Sono grato al destino che mi ha consentito di conoscerli entrambi, come tutti i massimi protagonisti della vita della Repubblica”.
Il suo è un testo che sa ricostruire i momenti salienti di un’esistenza al servizio della cosa pubblica. E poi c’è la Bologna in cui tutto comincia: la sua famiglia di origine, i suoi figli, i maestri della DC e il mondo cattolico, il rapporto con i presidenti del Consiglio che si sono succeduti, la sua passione per la politica estera: un patrimonio di esperienze che è anche una precisa indicazione per le nuove generazioni di politici.
Tra aneddoti, ricordi, riflessioni e speranze, la storia italiana passa attraverso il filo della memoria di uno dei suoi più autorevoli protagonisti che, per la prima volta, ha deciso di raccontarsi e raccontare: “Ci sono momenti in cui tutto torna: i mille pezzi del puzzle vanno al loro posto e la visione si apre nitida davanti a noi. Come il sereno che arriva dopo un temporale. Il 29 gennaio del 2022, entrando nell’aula di Montecitorio per votare il bis di Sergio Mattarella e poi assistere alla sua proclamazione, ho ricevuto un applauso caldo e inaspettato. Quell’accoglienza calorosa è stata come il pezzo mancante di un puzzle che completa il quadro, regala l’immagine finale, la soddisfazione di aver compiuto il proprio dovere fino in fondo”.