Castel di Sangro. “Come ben sappiamo la competenza in ambito sanità ricade sulle regioni, questo è il mantra che viene ripetuto come un disco rotto da molte amministrazioni comunali, compresa quella di Castel di Sangro. Rimane però un fatto, il Comune dovrebbe farsi portavoce delle istanze del territorio presso la Regione.
Purtroppo ad oggi il distretto Sangrino, di cui Castel di Sangro è capofila, rimane sguarnito di strutture, dedicate alle persone con disabilità, che siano in grado di garantire un percorso verso l’autonomia abitativa. Nonostante i distretti Peligno e Sangrino si siano aggiudicati 715 mila euro relativi alle linee di investimento “Percorsi di autonomia per le persone con disabilità” del PNRR, la situazione per il distretto Sangrino ad oggi rimane critica, in particolar modo per quanto riguarda l’attivazione di nuovi servizi e la realizzazione di abitazioni in cui potranno vivere gruppi di persone con disabilità e che siano in grado di assicurare un dignitoso ‘Durante e Dopo di noi’. Cosa intende fare il Comune per ovviare a queste mancanze sapendo che i fondi del PNRR non possono risolvere tutti i problemi? La realtà ci restituisce storie di ragazzi e ragazze con disabilità che trascorrono anni, o addirittura la vita, in centri anziani, strutture pensate per altro e che non possono garantire alcun tipo di futuro a questo tipo di pazienti e alle loro famiglie.
“Questo non è più ammissibile-dichiara la psicologa e consigliera comunale di Progetto Comune Silvia Marinelli-A farne le spese sono decine di famiglie e i loro cari bisognosi di assistenza e impossibilitati ad esercitare il loro sacrosanto diritto di vivere una vita degna nella loro terra. Come distretto avremmo
l’opportunità di diventare un’eccellenza e attrarre persone dalle aree limitrofe così da invertire una volta per tutte il flusso che costringe molte famiglie a spostarsi sulla costa o a L’Aquila. Fino ad ora dal Comune abbiamo sentito solo proclami, la realtà si vede per strada, e ad oggi quello che si vede, o meglio che non si vede, sono le strutture, i servizi e il personale. Il Comune di Castel di Sangro, nonostante le necessità presenti sul territorio e le continue sollecitazioni, ad oggi non risulta abbia mai formalizzato proposte per azioni concrete a sostegno della realizzazione di un centro per l’autismo e per l’attivazione di tutti quei servizi determinanti per bambini, ragazzi e adulti. Il Comune faccia dei reclami ufficiali perché è anche questo il suo ruolo” conclude Marinelli.
Solo per citare un esempio, nella previsione di spesa per l’autismo per il prossimo triennio non ci sono variazioni rispetto agli anni precedenti. Lo stabilisce la delibera della Giunta Regionale n. 807 del 20 dicembre 2022, il provvedimento che ha stabilito il fabbisogno regionale per gli interventi riabilitativi per l’autismo e che assegna alla ASL della provincia aquilana un contributo di gran lunga inferiore a quello delle altre tre ASL. Questo vuol dire che se le diagnosi di autismo aumenteranno, come indicano tutti i trend, più famiglie avranno bisogno di assistenza e di strutture. Ma essendo i fondi invariati, non potranno soddisfare questa richiesta crescente, è semplice matematica. Questo è un vero e proprio paradosso visto che
l’Abruzzo è la prima regione in Italia ad essersi dotata di una legge dedicata all’autismo, il caso vuole che non venga applicata. La situazione che riscontrata sull’autismo, vale anche per tutte le altre forme di disabilita. Secondo i dati di Federsanità, in Italia ci sono circa 13 mln di abitanti che hanno difficoltà di accesso ai servizi, tutti residenti nelle aree interne, parliamo di un’emergenza che investe a pieno la comunità del Sangrino.
“Se vogliamo concentrare il ragionamento sulla semplice convenienza economica-continua Silvia Marinelli– dobbiamo renderci conto che investire un euro in assistenza oggi vuol dire risparmiarne almeno il triplo in futuro. I pazienti lasciati a loro stessi rischiano di aver bisogno negli anni di trattamenti più costosi per la collettività. Se le amministrazioni comunali e regionali non vogliono cambiare la loro politica per il sociale, almeno lo facciano per i conti pubblici”.
Questa situazione rischia di tradursi in un’emorragia per le comunità del distretto sangrino e di tutte le aree interne della regione Abruzzo. Senza contare che ci sono famiglie che sono state già costrette ad abbandonare l’area, persone che oggi tornerebbero volentieri a vivere nella loro terra, ma non possono a
causa delle mancanze di una politica che, ad oggi, non è ancora in grado di rispondere a bisogni delle persone con disabilità.