Scafa messa a rumore dal conflitto sulle campane: chi le vuole silenti, chi battenti tra renitenti e resilienti. La polemica (naturalmente dai forti echi) è assai vibrante per i rintocchi del campanile. L’orologio campanario batte l’ora (et labora) già dalla benedettina mattina: da mane a sera, talché la gente si dispera. É un pateracchio che stona alle trombe di Eustachio e ai condotti uditivi (più che mai vivi) ma nella disputa otorinolaringoiatrica taluni fanno orecchie da mercante. E’ una diatriba campanaria in cui si mena il can per l’aia:i filo campanari sono sordi alle richieste di silenzio e lanciano sonori frastuoni. Nel rintoccar selvaggio (da caravanserraglio) si consuma una guerra di campanile: per la pace (se a nessuno spiace) vanno sentite le due campane: a sinistra si ode uno squillo, a destra risponde uno squillo. Con tonalità diverse la questione tocca innumerevoli corde e manifesta tante risonanze che trasmutano in dissonanze che col tempo saranno solo ricordanze. Oggi – visto che del doman non v’è certezza – c’è solo il rintocco prima della funzione: una nota che salva, se non quella cantata, almeno la messa suonata. Ernest Hemingway l’avrebbe descritta così: ‘Per chi tuona la campana’.