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Mafioso all’Aquila, la gente del posto: “Malato, ora si fa curare dalla sanità pubblica”

Redazione Cronaca di Redazione Cronaca
18 Gennaio 2023
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L’Aquila. “La convivenza con il carcere non ha dato mai problemi, del resto dentro c’è gente sepolta viva al 41 bis, come se non esistesse”. E ora c’è un ospite illustre in più, l’ultimo padrino della stagione stragista di Cosa Nostra.

Da ieri mattina all’Aquila, riporta l’Ansa, non si parla d’altro e le parole dell’operaio al bar di Preturo, il paese alle porte del capoluogo dove si trova il carcere di massima sicurezza, spiegano lo stato d’animo con cui i cittadini stanno vivendo questa improvvisa, nuova notorietà legata all’arrivo di Matteo Messina Denaro, che è diventato immediatamente l’ospite più noto dell’istituto penitenziario.

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L’argomento Messina Denaro è al centro in ogni discussione, anche se l’Aquila e la provincia sono purtroppo già abituate a stare al centro delle cronache dalla tragedia del 6 aprile del 2009, quando il terremoto sconvolse la città e provocò oltre 300 vittime. Ma se da un lato l’arrivo del boss di Cosa Nostra ha provocato discussioni anche
accese, dall’altro è diventata inevitabilmente l’argomento del giorno.

E l’opinione prevalente “per quello che ho potuto ascoltare”, spiega Francesca, la titolare del bar, “è che Matteo Messina Denaro si sia fatto catturare, visto che è gravemente malato”. In ogni caso, aggiunge, “l’importante è che sia stato preso e che sconti il suo debito con la giustizia”. A Preturo, dice ancora la donna, “non ci siamo accorti di nulla, da Pescara è arrivato al supercarcere di notte, passando da una altra strada. Lo abbiamo appreso dai giornali la mattina seguente”.

Ma anche se oggi nel paese alle porte dell’Aquila – dove durante il terremoto i soccorritori installarono il quartier
generale all’interno della scuola della Guardia di Finanza – sembra un giorno di gennaio come tanti altri, con un
cielo grigio e la pioggia che cade, basta girare un po’ e si capisce che la gente ha voglia di parlare.

“Quello che penso è che lo potevano prendere anche prima”, sottolinea Stefano, “mi chiedo come abbia fatto a essere latitante per trenta lunghi anni, nascosto a pochi chilometri dal suo paese natale, dove tutti lo conoscevano. Le cose non tornano”. Parole che alimentano dubbi tra gli altri avventori del bar.

“Se Messina Denaro”, dice Simone con un sorriso ironico, “ad un certo punto ha deciso si farsi curare dal tumore a spese dalla sanità pubblica, senza pagarsi di tasca sua una clinica privata, ha fatto la mossa migliore. Dopo aver fatto indisturbato quello che voleva per trent’anni”.

Tags: boss sicilianocarcere l'aquilamafiaMatteo Messina Denaro
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