In aumento i disturbi di stomaco: i cittadini non riescono proprio a ‘digerire’ gli aumenti dei prezzi. Secondo alcuni osservatori finora non si arrivava alla fine della terza settimana ma in compenso ora si arriverà facilmente alla fine. “In questo modo”, ha detto con aria funerea un uomo, “avremo anche il caro estinto”. Al momento, col caro estinto, che in realtà non si è mai estinto, ci sono caro benzina, caro bollette, caro spesa e caro-caro, quest’ultimo aumento dovuto al crescente uso dell’aggettivo ‘caro’: le accise si sono infatti estese alle parole più usate. Per risparmiare, il consiglio è usare aggettivi diversi da ‘caro’ oppure termini di seconda mano, come si fa per l’usato delle auto. E’ chiaro che più un vocabolo si consuma più sale il suo prezzo perché maggiore è la richiesta. Si tratta di una crisi sotto-alimentare che suscita reazioni di coloro che, pur restando anonimi, si scontrano coi sinonimi: “Nuovi aggettivi? E’ una…parola.” Insomma, il caro cibo investe in pieno chi è digiuno di parole e crea un minestrone piuttosto ‘chiacchierato.’ Ecco perché, durante gli acquisti, molti hanno rinunciato a usare il carrello, evitando così l’espressione completa ‘il carrello della spesa’, eliminando una delle quattro parole. A questo proposito, all’uscita dal supermercato, un consumatore di poche parole e dall’aria investigativa ha esclamato: “Alimentare, Watson”
Ma quali sono gli ingredienti da mettere sul piatto per uscire dalla crisi? Difficile dirlo: si piange per il prezzo del riso ma si evita di farlo per quello del latte versato. Di sicuro, quanto al rincaro del pane, l’autorità preposta non può dire: ‘Non è farina del mio sacco’. Ogni cittadino, del resto, ha sufficiente infarinatura per capire chi è responsabile del carovita che, in seguito a minori calorie, incide anche sul girovita.
La gente è molta arrabbiata per i prezzi che lievitano, è il caso di dirlo, come il pane, e non vuole affatto calmierarsi. D’altronde, e ben donde, come mantenere le buone maniere senza un adeguato paniere?