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Parco Sirente Velino, ecco i cartelli che “sbeffeggiano” gli escursionisti: “Di là, di qua”

Magda Tirabassi di Magda Tirabassi
13 Gennaio 2023
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Rocca di Mezzo. “Di là, di qua”. Ecco che nel Parco naturale regionale Sirente Velino spunta il cartello che “sbeffeggia” gli escursionisti. Ma non è il solo a deturpare quello che è un posto bellissimo, custode di una natura selvaggia e incontaminata. E in questo periodo fortemente turbata da temperature che non permettono alla neve di rimanere attecchita.

Perché i cartelli sono diversi. Sono tutti fissati negli alberi, all’interno del bosco, con tanto di chiodi arrugginiti. Sono piccole lamiere e a guardarli bene, un tempo portavano le scritte che delimitavano le zone di caccia. Ora quelle scritte sono scolorite e qualche “personaggio” ha pensato di scriverci su delle frasi che parlano del valor dei boschi.

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All’indomani delle dichiarazioni del ministro al Turismo, Daniela Santanché, che ha promesso ai politici abruzzesi impegni concreti per chi quest’anno si ritrova a fare i conti con una stagione invernale, soprattutto legata allo sci, disastrosa, o meglio, inesistente, chi si è ritrovato questa mattina davanti a questi cartelli è rimasto davvero senza parole.

Il sentiero è il 10A. Siamo all’interno di un parco regionale: il Sirente Velino. Da Valle Ceraso si sbuca su Vado di Roscia grande, comunemente chiamato “Prato Porco”. Fino in cresta si parla di un dislivello di circa 500 metri, che ricongiunge a destra Costa della Tavola e a sinistra il Monte Magnola.

Chissà se chi ha scritto su uno di quei cartelli, ora abbandonati a terra, “imparerai più nei boschi che nei libri” si sia davvero reso conto di quanto siano preziose quelle parole.

Ma no lasciate in montagna come rifiuti abbandonati tra la vegetazione.

Il sentiero non è quasi per nulla tracciato, se non con qualche segno rosso ancora visibile su alcuni alberi e qualche “omino di sassi”, costruito di recente.

Bisogna investire “sulla destagionalizzazione dell’offerta turistica, puntando sulla diversificazione, dalle ciaspole alle passeggiate, dal cicloturismo al benessere”, ha detto solo qualche giorno fa la Santanché, di fronte alla mancanza di neve, che sta mettendo in ginocchio gli esercenti che gravitano intorno al turismo della neve oltre che ai proprietari e ai gestori degli impianti.

Al Parco Sirente Velino, dove si parla di fondi per il controllo di “specie esotiche invasive”, dove i vertici dichiarano il passaggio di un milione e mezzo di visitatori nel 2022 (non si capisce bene però come siano stati conteggiati), non ci sono soldi per cartellonistica? Non ci sono soldi per tracciare i sentieri?

Nessuno pensa al controllo delle aree protette deturpate da stupidi cartelli che prendono in giro i turisti?

Tags: abruzzo senza neveappennino senza nevedaniela santanchéparco sirente velinopiani di pezzarocca di mezzo
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