L’Aquila. “Un’amica del Parco nazionale della Maiella ci ha segnalato di aver visto un lupo apparentemente non in perfette condizioni. In effetti l’esemplare fotografato mostra qualche segno di sofferenza e anche un mantello probabilmente colpito dagli effetti di una malattia parassitaria cronica, la rogna”, così il Parco della Maiella ha raccontato sulle sue pagine social.
“Molti si sono chiesti se non sia il caso di intervenire per aiutarlo, e se si debba mettere a sua disposizione cibo: è assolutamente normale che ci si preoccupi per la salute di questo prezioso animale. Ma il Parco non interviene mai in questi casi. Come ci spiegano i tecnici del Wildlife research center”, ha continuato il Parco, “nelle dinamiche naturali e nella vita di lupi che appartengono a popolazioni selvatiche, accade spesso che i giovani, mandati in ‘dispersione’ dal branco, oppure gli individui più anziani, che sono in condizioni di salute più critiche, possano mostrare, a seguito di periodi di stress e di immunodepressione, anche i segni clinici di una malattia parassitaria o di uno stato di sofferenza generale”.
“Si tratta di processi del tutto naturali, di fenomeni anche duri da comprendere, ma che sono alla base della normale regolazione di una popolazione selvatica. Ancor più grave sarebbe somministrare cibo per soccorrere questo animale o qualsiasi altro animale selvatico. I nostri lupi si cibano quasi esclusivamente di prede selvatiche: quindi”, ha chiarito il Parco, “dare cibo ai lupi per mano dell’uomo significherebbe aumentare le probabilità di generare atteggiamenti confidenti o problematici di animali che, invece, devono restare selvatici”.
“Per questo, pur studiando questi fenomeni, nell’ambito dei nostri programmi di sorveglianza eco-epidemiologica sulla fauna, non interveniamo mai direttamente, altrimenti andremmo a modificare i fenomeni naturali. La nostra attività di recupero e riabilitazione della fauna selvatica”, ha concluso il Parco della Maiella, “è invece prontamente e costantemente rivolta a tutti i casi nei quali gli animali selvatici abbiano conseguenze o siano vittime di impatto con le attività antropiche, quelle che provocano incidenti involontari o anche quelle illecite, che determinano ingiuste sofferenze o mortalità illegali”.