Sulmona. L’avvio dei saldi invernali 2016 si sta rilevando positivo, con un aumento medio delle vendite del 5% rispetto al 2015, anche se con differenze profonde fra i territori. Un risultato favorito dall’aumento dello sconto praticato: quasi 8 negozi su 10 sono infatti partiti con riduzioni di prezzo dal 30% in su, con punte che raggiungono, in qualche caso, addirittura il 70%. È quanto emerge da un exit poll sull’andamento delle vendite di stagione condotto da Confesercenti sui negozianti di alcune importanti città e regioni italiane. Anche se la prima impressione dei commercianti è positiva, per un bilancio definitivo occorrerà attendere la prima settimana delle vendite di fine stagione, entro la quale, secondo le nostre stime, si concentrerà circa un terzo dei 4,5 miliardi di spesa messa a budget dagli italiani per i saldi. Intanto, si registra un avvio nel segno della crescita, soprattutto nei capoluoghi. Buona affluenza e code di clienti nelle grandi città con lunghe file di acquirenti nei negozi del centro, alcuni dei quali alla ricerca di regali di natale rinviati in attesa dei saldi. In Abruzzo, soprattutto nelle zone interne, l’andamento appare meno brillante, in linea con lo scorso anno. Ma il dato più inquietante riguarda il saldo negativo tra aperture e chiusure di attività di negozi e pubblici esercizi: nel 2015 frenano le aperture e continuano le chiusure di attività, tant’è che il saldo negativo è pari a meno 29mila imprese. È impressionante la progressione negativa dal 2011: -140mila. Negli ultimi 5 anni, in media, si sono registrate 114 aperture e 190 chiusure al giorno, per un bilancio giornaliero di -76 imprese. I cinque anni di desertificazione hanno interessato tutto il territorio nazionale, anche se con intensità diverse a seconda delle zone. Tra le regioni, l’Abruzzo registra un saldo negativo di -3.977 imprese. Attività commerciali e pubblici esercizi non sono ancora usciti da uno stato di difficoltà che ormai dura, appunto, da cinque anni. La ripartenza dei consumi, che pure c’è stata, è ancora troppo recente e modesta per portare ad una rapida inversione di tendenza, anche se finalmente nel 2015 tornano a calare le chiusure di imprese. Preoccupa, però, la frenata di nuove aperture, bloccate dalla stretta del credito e dalla riduzione dei margini di impresa, erosi dalla crisi e da una fiscalità cresciuta quasi costantemente negli ultimi cinque anni. Per mettere il settore in condizioni di ripartire davvero bisogna ridurre il peso che grava su negozi, locali e botteghe. Ma servono anche soluzioni nuove per un contrasto mirato alla desertificazione di attività urbane: la nostra proposta è introdurre affitti a canone concordato e cedolare secca per le imprese che aprono in uno dei locali ormai sfitti per “mancanza” di attività. Un intervento che ci aiuterebbe a difendere la vivacità non solo dei centri storici, ma dell’intero territorio dell’area peligna, e a favorire il ripopolamento di negozi e botteghe: PMI che vivono dell’economia del o territorio secondo le proprie specificità, e che costituiscono un valore aggiunto per turisti e consumatori, proprio in ragione delle rispettive diversità. Per questi motivi ribadiamo la validità della nostra proposta strategica “Il Patto per le Città – Imprese e Comuni insieme per il rilancio dei Centri urbani”, presentato pubblicamente il 23 aprile dello scorso anno in un Convegno apposito, i cui contenuti sono sempre validi.