A Capodanno io, lei e la…cotica, con ritorno di fiamma al lume di candela e finale bruciante alquanto mortificante. Lenticchie e legumi, nei tegami, rafforzano i legami secondo i dettami e i ricami dell’amor.
Sono così eccitato dal tête à tête (oh, il mio do di petto…) che sento guizzare in me il capitone. Che pesci pigliare? L’anguilla può saltare l’antipasto e arrivare subito alla Carpa per cogliere al volo il ‘Carpa diem?’ Giammai anticipare la sogliola del Piacere benché a fatica riesca a tenere a bada il pesce spada! Ahimè, sono in piena crisi ittica: un pesce fuor d’acqua rimasto all’asciutto nonostante tutto. La cena perde valori afrodisiaci anche se i miei pensieri, demoniaci, sono più che mai dionisiaci. Finisco per masticare amaro mentre a piatto segue piatto e di soppiatto la serata si fa piatta: vivo alla portata sapendo che del ‘diman non v’è piattezza’.
E così, nell’andar dell’alimento, mi si spegne l’ardimento e dal capitone passo al torrone. Dal disiato amplesso ripiego sul pesce lesso e sorseggio vino fino al dileggio; reggo l’euforia finché porrìa ma poi il capo annebbiommi e tutto attorno girommi. Allora lei uscì alla chetichella, io mi rosolai col cotechino, restando con un piatto di lenticchie. Ah, coglione, sarà un anno in salita per via dell’ascendente Capitone…