Giulianova. L’Associazione Demos e i componenti dell’ex Comitato di Quartiere Lido, dopo aver visionato le immagini del progetto che l’Amministrazione propone per Piazza Dalla Chiesa, vuole invitare tutte e tutti a una riflessione: La riqualificazione dell’area, per ciò che è stato descritto e rappresentato sulla stampa locale, sembra rispettare i desiderata espressi dai cittadini in occasione del Forum sull’area, tenutosi nel 2021 per volontà dei cittadini espressa in Assemblea su iniziativa del Comitato di Quartiere. Questo non può che renderci soddisfatti. Non vogliamo esprimere giudizi di natura progettuale, ma crediamo che gli amministratori abbiano considerato le risultanze del Forum. Ci chiediamo, però: cosa ci sarebbe di riprovevole se l’Amministrazione comunale lo riconoscesse apertamente, avendo, peraltro dato il suo patrocinio all’evento?
Negli ultimi mesi è stata descritta l’urgenza con cui il progetto per Piazza Dalla Chiesa è stato elaborato, nel tentativo di intercettare i fondi del PNRR, ma nei tredici mesi successivi all’evento partecipativo nessun riferimento al Forum è stato fatto dall’Amministrazione comunale, ignorando così un riconosciuto formalmente all’esito dello stesso. Si poteva promuovere un confronto tra i tecnici (che hanno lavorato gratis per volontariato), gli amministratori e i cittadini. Sarebbe stata un’ottima occasione per informare questi ultimi sulle intenzioni del Comune e eventualmente discutere sulle proposte del Forum, definendo congiuntamente un progetto preliminare. L’immagine democratica del Comune ne avrebbe solo guadagnato.
Ci auguriamo che l’Amministrazione attuale e quelle future possano tenere maggiormente in considerazione la democrazia partecipativa che, per Statuto e per Regolamento, rientra di diritto nella programmazione di questo Comune. L’Urbanistica partecipativa non è che l’incontro fra governati e governanti nella gestione democratica del territorio; è il coinvolgendo gli stessi cittadini nella definizione delle proposte progettuali. Bisognerebbe solo esserne fieri.
RIQUALIFICAZIONE DELLE AREE ARCHEOLOGICHE E
URBANISTICA PARTECIPATA: MATRIMONIO POSSIBILE E AUSPICABILE
Nei giorni scorsi si è svolto a Teramo, organizzato dall’Odine degli architetti, un interessante e qualificato convegno a tema Il Teatro. Tra i molteplici aspetti che tale questione investe, particolare rilievo è stato dato alle implicazioni archeologiche ed architettoniche connesse con lo studio ed il riuso di un teatro antico, con particolare riferimento al teatro romano di Teramo. Il tema è, infatti, di grande importanza ed attualità per la nostra città, dopo gli interventi di demolizione dei due palazzi che insistevano su parte della sua ima cavea, demolizioni finalizzate ad una rifunzionalizzazione della stessa ima cavea secondo un progetto che prevede la realizzazione di un nuovo organismo sovrapposto alle rovine dell’antico teatro romano.
La riqualificazione complessiva dell’area circostante è stata oggetto di un procedimento di urbanistica partecipata organizzato da Demos per mezzo di un sondaggio deliberativo che ha avuto il patrocinio dell’amministrazione comunale e che ha visto, come punto focale ed esperienza imprescindibile, il lavoro del Tavolo tecnico appositamente costituitosi e formato da architetti, archeologi, storici e studiosi di livello internazionale; il Tavolo ha operato attraverso un confronto continuo con i cittadini e con personalità di grande rilevanza: critici d’arte, esperti di teatro e di spettacolo, docenti universitari, studiosi del restauro urbano e così via. La prima, imprescindibile conclusione emersa dallo studio del Tavolo, è stata la necessità di preservare il paesaggio culturale dell’area e del teatro, e dunque le sue stratificazioni storiche. Questo purtroppo non è bastato ad evitare la demolizione dei due palazzi, fortemente voluta dall’amministrazione comunale, intervento che perpetra la triste tradizione di demolizioni che ha funestato Teramo per tutto il Novecento, violentandone l’identità, e ponendola, di fatto, al di fuori di ogni cultura del restauro urbano. È stato dunque, per noi di Demos, motivo di grande soddisfazione ascoltare le relazioni del convegno dalle quali è inequivocabilmente emersa una linea culturale assolutamente analoga a quella elaborata dal Tavolo Tecnico: i teatri antichi vivono nella contemporaneità attraverso il contesto di stratificazioni cui appartengono e di cui costituiscono emergenze architettoniche e culturali. Soddisfazione amara, certo, visto che le demolizioni sono comunque avvenute, almeno in questo caso. Ma discutere di temi così importanti non è mai tempo perso: ci auguriamo che il dibattito sul teatro romano di Teramo e su altre parti di città continui e coinvolga sempre più cittadini e istituzioni: il contesto urbano in cui viviamo è molto più di un insieme di edifici e strade: è il risultato di una storia millenaria che ha dato vita ad una imago urbis mutevole, certo, ma intorno ai suoi punti fissi ed imprescindibili e, dunque, sempre identitaria, come solo accade in una città a continuità di vita.