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Incidente Fondovalle, condannato l’automobilista che causò la morte di Salvatore Calderone

Sorpasso azzardato, pena di un anno e 9 mesi per un 23enne

Alessandra Ciciotti di Alessandra Ciciotti
12 Dicembre 2022
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Lanciano. Nessuna pena sarebbe stata mai commisurata alla loro enorme perdita, ma i familiari di Salvatore Calderone, assistiti da Studio3A e dall’avvocato Marco Bevilacqua, del foro di Chieti, hanno almeno potuto rendergli un po’ di giustizia.

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Oggi, lunedì 12 dicembre 2022, in tribunale a Lanciano, ha patteggiato un anno e nove mesi, con la sospensione condizionale, Alessio Rullo, il giovane di 23 anni di Guardiagrele, in provincia di Chieti, accusato e ora anche condannato per aver causato con un sorpasso non solo del tutto vietato ma anche scriteriato il tragico frontale successo il 6 febbraio 2021 lungo la Statale 652 Fondovalle, nel territorio comunale di Archi, sempre nel Chietino, e in seguito al quale ha perso la vita l’incolpevole sessantaquattrenne di Pennadomo. Quanto alla sanzione accessoria sulla patente di guida già sospesa, il giudice si è riservato la decisione sulla sua (anche) eventuale revoca.

Calderone, che peraltro aveva perso la moglie solo da pochi mesi, quella maledetta mattina ha avuto due sventure che hanno segnato il suo destino. La prima è stata quella di trovarsi a viaggiare su una vecchia Fiat 500 rossa, una macchina d’epoca a cui teneva molto ma che non ha potuto opporre grande resistenza al tremendo urto che avrebbe subito.

Calderone si era fatto accompagnare da un amico da un carrozziere a Piane d’Archi proprio per ritirare la sua piccola utilitaria appena sistemata e stava rientrando a casa percorrendo la Fondovalle. La seconda sventura, soprattutto, è stata quella di imbattersi poco prima di mezzogiorno nella condotta di guida avventata di Rullo il quale, “a bordo di una Volkswagen Golf, giunto in prossimità della progressiva chilometrica 59+300 (della Fondovalle, ndr), che percorreva con direzione monti/mare, nonostante la presenza di segnaletica verticale indicante divieto di sorpasso, di linea bianca continua di mezzeria, di limite di velocità di 70 km/h e di visibilità limitata per la presenza di un dosso, effettuava una manovra di sorpasso di una Audi A4, così superando la linea continua di mezzeria ed invadendo l’opposta corsia di marcia, in quel momento occupata dalla Fiat 500 condotta da Salvatore Calderone, che percorrenza la SS 652 con senso di marcia mare/monti regolarmente nella propria corsia, contro la quale impattava. E immediatamente dopo, con la fiancata destra, impattava anche contro il lato sinistro dell’Audi A4 spingendola verso il guardrail del margine destro” per citare l’atto con il quale il Pubblico Ministero della Procura di Lanciano, dott.ssa Mirvana Di Serio, titolare del relativo procedimento penale e che ha iscritto fin da subito il giovane nel registro degli indagati, al termine delle indagini preliminari ne ha chiesto il rinvio a giudizio, per il reato di omicidio stradale, con l’aggravante di aver recato ferite anche ad un’altra persona, ritenendolo unico responsabile della tragedia e imputandogli “colpa consistita in negligenza, imprudenza e imperizia e in violazione di svariati articoli del codice della strada”.

Com’è tristemente noto, purtroppo, a causa del violentissimo impatto frontale, il sessantaquattrenne è deceduto praticamente sul colpo, mentre il conducente dell’A4, almeno lui, se l’è cavata con traumi non gravi e si è salvato.

Riscontrando la richiesta di processo, il Gup ha quindi fissato l’udienza preliminare odierna all’esito della quale Rullo, come detto, ha patteggiato la pena di un anno e nove mesi. I due figli di Calderone e i suoi numerosi, amatissimi nipoti, per essere seguiti, attraverso il consulente legale Mario Masciovecchio si sono rivolti a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, che ha già ottenuto per i propri assistiti un equo risarcimento dalla compagnia di assicurazione della vettura investitrice, ma si aspettavano anche una condanna e una risposta in sede penale che, per quanto parziale, è arrivata e che consentirà loro anche, quantomeno, di chiudere il doloroso capitolo giudiziario di una ferita che per il resto non potrà mai rimarginarsi.

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