L’Aquila. Si è svolto questa mattina presso l’Auditorium della Fondazione Carispaq all’Aquila il convegno “Turismo, Cultura e Aree Interne – Patrimonio comunità e sviluppo territoriale” organizzato da Fondazione Carispaq, Federculture e ADSI (Associazione Dimore Storiche Italiane) .
I lavori sono stati aperti dagli interventi del Cardinale S.E.R. Giuseppe Petrocchi Arcivescovo dell’Aquila, dal sottosegretario del Ministero all’Agricoltura Luigi D’Eramo, dal Sindaco dell’Aquila Pierluigi Biondi. Hanno portato il saluto istituzionale anche il Presidente della Fondazione Carispaq Domenico Taglieri, il Presidente di Federculture Andrea Cancellato e il Segretario Generale ADSI Giovanni Ciarrocca. Successivamente i temi oggetto del convegno sono stati affrontati, in una tavola rotonda coordinata dal Direttore Generale di Federculture Umberto Croppi, da Marco Fracassi Presidente di Confindustria Abruzzo e Consigliere Generale della Fondazione Carispaq; da Antonio Preiti Amministratore di Sociometrica, società di ricerca specializzata in turismo; da Maria Prezioso Professore ordinario di economia e pianificazione territoriale presso l’Università di Tor Vergata a Roma e da Salvatore Santangelo giornalista e docente di Geografia Politica presso Tor Vergata. Le conclusioni sono state affidate al Vice Presidente del Consiglio Regionale d’Abruzzo Roberto Santangelo.
L’iniziativa ha avuto come filo conduttore il tema della sostenibilità delle aree interne come incontro e unione fra economia, società-comunità e ambiente. Ne è scaturito un confronto aperto con le Autorità presenti sulla necessità di promuovere nuove sperimentazioni e progetti innovativi, combinando risorse europee e nazionali.
Un dibattito che potrà servire a stimolare progetti di sviluppo locale e adeguamento infrastrutturale in favore delle aree interne, con l’obiettivo di ridurre i divari territoriali, contrastare lo spopolamento dei piccoli comuni, rendendo nuovamente attrattivi i “territori fragili”.
“La più recente mappatura delle aree interne prodotta dall’Istat – sottolinea il Presidente di Federculture Andrea Cancellato – evidenzia come poco meno della metà dei Comuni del nostro Paese, il 48,5%, rientrino in questa classificazione, per lo più proprio nel Mezzogiorno. Sono territori con un altissimo valore culturale, inteso non solo come patrimonio artistico e paesaggistico, ma anche in termini di tradizioni e creatività, fattori materiali e immateriali che concorrono a costruire l’immagine dei luoghi e a rafforzarne l’identità. La presenza capillare di musei, aree archeologiche, insediamenti storici, biblioteche, manifestazioni culturali costituisce un’infrastruttura potenzialmente strategica, da valorizzare e da mettere a frutto per aumentare l’attrattività, stimolare il turismo e, per questa via, favorire lo sviluppo locale e contrastare lo spopolamento. Le aree interne, soprattutto nell’attuale fase di opportunità offerte dal Pnrr, possono essere un fattore chiave di crescita complessiva attraverso un ampliamento dell’offerta culturale in vista di un turismo più qualificato”.
“Il patrimonio culturale privato genera oltre 1,3 miliardi di investimenti – ha aggiunto il Segretario Generale ADSI Giovanni Ciarrocca – rendendo le dimore storiche elemento centrale per la ripartenza delle economie territoriali. La manutenzione delle dimore storiche, quindi, non può prescindere dall’impegno dei proprietari-custodi e dal fondamentale lavoro qualificato di artigiani, restauratori, giardinieri e maestri vetrai, archivisti che rappresentano l’1,2% del mercato del lavoro italiano ed impiegano 280.000 occupati stabili. L’ADSI vuole partire dall’Aquila e dall’Abruzzo, in cui le aree interne rappresentano il 70,82% del territorio, per dimostrare ancora una volta che le dimore storiche sono importanti “stabilimenti produttivi culturali e sociali” in stretto rapporto storico e identitario con il Territorio e la Comunità di riferimento”.
“L’incontro di oggi – ha dichiarato il Presidente della Fondazione Carispaq Domenico Taglieri – ha consentito di svolgere una profonda riflessione su quale modello di sviluppo adottare per ridurre i divari territoriali, per contrastare lo spopolamento dei comuni e rendere attrattivi i “territori fragili” del nostro Paese, che rappresentano il 60% del territorio nazionale e il 22% della popolazione.
Da una recente ricerca è emerso che il 67% dei giovani residenti nelle aree interne vorrebbe restarci per la migliore qualità della vita che esse offrono, per contatti sociali più gratificanti e per il forte legame con la Comunità. Nell’interrogarci su quali possono essere le prospettive per le aree interne dovremmo innanzitutto pensare a porre in essere azioni di politica territoriale idonee ad aiutare prima di tutto coloro che nei territori fragili vogliono restare a viverci. Per realizzare questo obiettivo è necessario potenziare l’offerta di servizi essenziali in termini quantitativi e qualitativi (istruzione, salute, mobilità, infrastrutture fisiche e digitali). In tale senso la cooperazione tra pubblico e privato può rappresentare la strada percorribile ed auspicabile per affrontare il tema delle aree interne in una visione di lungo periodo.
E ’importante inoltre, così come la nostra Fondazione da anni sta facendo – ha concluso Taglieri – investire sul potenziale di sviluppo di cui le aree interne dispongono. Valorizzando le risorse naturali e culturali di cui sono ricche nell’ottica della promozione turistica che deve essere condotta sulla base di un modello di sviluppo eco-sostenibile e di rigorosa tutela dell’ambiente.”