Avezzano. “Mi sono reso conto che Tirabassi non ha minimamente colto l’aspetto paradossale delle affermazioni riguardo la convenienza economica dell’apertura della caccia all’orso”.
È la risposta di Pierpaolo Mori, dell'”Associazione Tutela degli Escursionisti e Scialpinisti” a seguito del servizio giornalistico realizzato per Marsicalive.it e Abruzzolive.it, pubblicato ieri.
Mori spiega:
“Trovate ampia spiegazione nel punto 2 che segue.
Punto primo:
Il post:
Aprire la caccia all’orso marsicano?
Ovviamente e’ un’ipotesi solo provocatoria e paradossale.
Ormai ci manca solo la caccia.
L’ Ente Parco ha già preso tante decisioni che ad uno sguardo di un cittadino normale, non un addetto ai lavori, sembrano non rappresentare una gran tutela per Yoghi e Bubu.
L’Ente Pnalm ha recentemente autorizzato dei nuovi ristorantini alberghetti nelle zone più selvagge del Parco, in comune di Bisegna e di Lecce nei Marsi, qualcuno ci guadagna bene, però dove prima era il territorio incontrastato degli animali selvatici, la quiete, il buio, il silenzio, ora c’è un ristorantino alberghetto, un via vai di umani a tutte le ore, anche crepuscolari e notturne, odori di cucina, luci, voci, suoni, odori vari, una grande quantità di escrementi umani. Si è andati come umani ad occupare l’ultimo ed ormai unico e disperato rifugio degli orsi: il buio e la notte. Poveri Yoghi e Bubu.
Uno dei nuovi ristorantini alberghetti, in comune di Bisegna, e’ sorto proprio nel punto di caduta di una delle più immani valanghe di neve dell’Appennino, sotto Monte Terratta. Nel 1985 cadde una immensa slavina da Monte Terratta, devastò la foresta per un fronte di diverse centinaia di metri e si fermò nelle vallette sottostanti dove c’era uno stazzo di pastori abbandonato, ANNIENTANDOLO, molto peggio di Rigopiano. E ora proprio lì, dove c’era lo stazzo, c’è un nuovo ristorantino alberghetto, e i permessi sono arrivati come per magia. Poveri italiani.
L’Ente Pnalm ha autorizzato la trasformazione di stazzi abbandonati da decenni, remoti e diruti, che sono stati ricostruiti e sono diventati albergo diffuso. La presenza di umani benevoli nelle zone più integre e preziose del Parco gradualmente abitua gli orsi agli umani, è l’inizio della confidenza, il fenomeno per cui gli orsi perdono timore degli umani ed arrivano a frequentare i paesi. Questa è ormai una delle maggiori minacce alla sopravvivenza della specie. Poveri Yoghi e Bubu.
L’Ente Pnalm autorizza raduni e gite di grandi comitive, 20-30-50-100 persone, nelle zone selvagge del Parco. Tanti umani significa tanto odore e tanti suoni, che si cumulano fino a diventare vere e proprie bombe di puzza per gli orsi, che hanno olfatto e udito finissimi. Poveri Yoghi e Bubu.
L’Ente Pnalm autorizza e addirittura pubblicizza sulle sue pagine internet (pagate da noi cittadini italiani) gite guidate in gruppo negli orari crepuscolari e notturni, fatte apposta per incontrare gli orsi, dei veri e propri ecosafari, che vanno a invadere il territorio degli animali selvatici nel momento in cui sono più vulnerabili. Poveri Yoghi e Bubu.
L’Ente Pnalm autorizza massicci tagli boschivi, nelle zone selvagge e preziose del Parco. Via vai di camion, motoseghe, un tremendo frastuono, tanti umani dovunque, i sentieri che vengono devastati dal passaggio dei trattori. Poveri Yoghi e Bubu.
L’Ente Pnalm tollera la presenza nel Parco di importanti impianti da sci e tanti fuori pista nelle foreste adiacenti, un territorio dove più volte sono stati visti gli orsi, anche mamme con i cuccioli, forse disturbate nel letargo dagli sciatori o dai fuoripista in particolare con gli snowboard. Poveri Yoghi e Bubu.
L’Ente Pnalm tollera che le strade del Parco diventino delle piste per le corse in moto di grandi gruppi di motociclisti, con il rombo delle sgassate dei potenti motori che invade tutte le valli, arrivando fin nelle più appartate foreste e schive montagne. Poveri Yoghi e Bubu.
L’Ente Pnalm consente in alcune parti del territorio una fortissima pastorizia, anche in periodi dell’anno particolarmente delicati per il terreno come l’autunno inoltrato, anche in aree che l’Ente Pnalm considera così preziose per gli orsi da vietarle agli escursionisti. E pastorizia significa anche tanti branchi di grossi e feroci cani da guardiania, liberi di vagare ovunque, una potenziale enorme minaccia per i cuccioli di orso. Anni fa in zona Ferroio di Scanno fu ritrovata l’orsacchiotta Morena uccisa e con le orsa fratturate dai morsi. Non si è mai saputo chi è stato. Poveri Yoghi e Bubu.
L’Ente Pnalm effettua delle ricerche sugli orsi catturandoli con dei lacci o delle gabbie, uno stress enorme, poi arrivano le scienziate e gli scienziati e gli sparano il sedativo per addormentarli, un’operazione che comporta il rischio di avvelenamento e morte degli orsi, come è successo a Daniza in Trentino. Le povere bestie poi vengono incollarate, gli legano al collo un collare di cuoio che manda impulsi radio che poi le scienziate seguono a distanza. E i poveri orsi, decine, sono costretti a vivere con un collare intorno al collo, quanto fastidio. E che pena veder girare per monti e foreste il simbolo della natura selvaggia, l’orso, sempre con un collare degli umani intorno al collo. Poveri Yoghi e Bubu.
A questo punto dopo aver fatto trenta, può anche fare trentuno, e l’Ente Pnalm può autorizzare pure la caccia all’orso, dopo aver autorizzato o tollerato tutto il resto. Ormai manca solo la caccia all’orso.
L’unica cosa che l’Ente Pnalm vincola con severità, fino quasi a vietare, sono le attività escursionistiche: escursionismo di vetta, sciescursionismo, alpinismo, scialpinismo, escursioni a cavallo e con il cane di compagnia.
E senza dare forti, puntuali, dibattute, giustificazioni scientifiche, e non in un contesto di equità e coerenza con gli altri provvedimenti.
L’ipotesi di aprire la caccia all’orso, alla quale io ovviamente sono contrarissimo, e’ chiaramente solo provocatoria e paradossale, ma deve far riflettere su quello che si fa realmente nei Parchi, come vincoli e divieti, come autorizzazioni e tolleranze, a parte la retorica sulla tutela della biodiversità o sulla protezione dell’ecosistema.
Punto 2
Ulteriori chiarimenti a quanto riportato da Tirabassi, per evitare travisamenti del mio pensiero.
Si è detto in questi mesi che con i nuovi ristorantini alberghetti nei posti selvaggi si facevano lavorare e guadagnare persone del posto, e si accontentava una nicchia di turisti.
Se queste sono ragioni sufficienti per aprire un ristorantino alberghetto in una delle zone più integre, preziose, del Parco e d’Italia, allora ci sono anche altre attività che portano guadagno e una fetta di turismo.
Parliamo ovviamente per paradossi. Ad esempio aprire un casinò. Qualora lo Stato italiano voglia avvantaggiare le aree interne che ruotano intorno a Pescasseroli potrebbe aprire un casinò, come a Saint Vincent. Però un casinò non ha connessioni con la tutela ambientale.
Allora, sempre per paradossi, se si accetta un’attività ad altissimo impatto ambientale come i nuovi ristorantini alberghetti pur di far guadagnare un po’ di persone del posto ed attrarre un po’ di turisti, c’è anche un’altra attività ad altissimo impatto ambientale come la caccia selettiva che raggiunge lo stesso risultato.
Se si è disposti a quasi tutto pur di far guadagnare qualcuno e pur di attrarre un po’ di turismo di nicchia, allora la caccia selettiva raggiunge lo stesso risultato.
È un paradosso, ma si parte dal dato di fatto che l’Ente Parco ha autorizzato e pubblicizza TANTE attività ad altissimo impatto ambientale.
Allora da un punto di vista strettamente logico chi fa 30 può fare 31.
E si arriva ad un’aberrazione, la caccia all’orso, ancorché selettiva.
Con la logica si può arrivare a dei paradossi, però alla base di tutto il paradosso ci sono le tante attività elencate nel post che sembrano ad un profano, non uno scienziato, come sono io un profano, altamente impattanti sull’habitat dei selvatici, e tutte autorizzate o tollerate dall’Ente Pnalm.
Il post precedente, poi sostituito, effettivamente era troppo lungo ed articolato quindi diventava una lettura pesante.
Ma i concetti sono gli stessi di questo post più sintetico.
Per aiutarla, le riepilogo il filo logico:
– l’Ente Pnalm autorizza o tollera tante attività che per un profano sembrano eccessivamente impattanti sull’habitat dei selvatici ed in contrasto con la tutela ambientale
– queste attività portano guadagno a qualcuno, e portano anche delle nicchie di turismo, come i nuovi ristorantini alberghetti nelle zone selvagge
– si accetta dunque di sacrificare la tutela ambientale pur di far guadagnare qualcuno e di avere qualche nicchia di turismo. Sono anche guadagni quantificabili (100-200.000 euro annui, non lo so, butto lì’ un numero)
– fino a che punto può arrivare questa logica di sacrificio della tutela ambientale pur di far guadagnare qualcuno?
– si potrebbero fare, sarebbe compito degli scienziati, delle comparazioni tra il sacrificio dell’habitat con la rete dei ristorantini alberghetti e l’albergo diffuso nelle zone selvagge, che deteriora l’habitat praticamente di tutta la specie orso marsicano nel Parco ed invece una caccia selettiva a 4 esemplari. Qual è il maggior danno in una logica conservazionista? In una logica animalista (io personalmente sono sia animalista che conservazionista) non ci sono dubbi su cos’è peggio, ma in una logica conservazionista sorge qualche dubbio.
– è evidente che siamo comunque su discorsi paradossali. Però tutto nasce dall’accettazione iniziale di sacrificare la tutela ambientale pur di far guadagnare qualcuno. Che è una logica che io come ambientalista, conservazionista ed animalista non posso accettare. Però se si entra in questa logica di accettare il sacrificio della tutela ambientale per il guadagno di qualcuno diventa conseguente che si arrivi alla domanda paradossale: aprire la caccia all’orso marsicano?”.
Al primo scritto inviato da Mori ne segue un altro:
““Odio” per l’Ente Parco.
Ma perché? Da cosa lo desume. Siamo in un ambito di critica costruttiva a regolamenti, provvedimenti, autorizzazioni, tolleranze da parte dell’Ente Parco.
Siamo nel diritto di espressione costituzionalmente tutelato (art. 21), sempre con correttezza ed educazione, mai con attacchi personali.
Cosa c’entra l’odio che mi attribuisce Tirabassi. È un’affermazione grave.
“Folle sfogo”. L’esercizio del diritto di espressione, un’analisi, una proposta che, per quanto paradossale, serve a suscitare un dibattito su un insieme di regole ed autorizzazioni che hanno un impatto fortissimo sul territorio, la popolazione umana e quella degli animali selvatici, diventa per Tirabassi uno sfogo, un nuovo sfogo (quindi che farebbe seguito ad altri) e per di più folle. Io sono plurilaureato, diplomi e titoli professionali, ex ufficiale dell’Esercito, attività professionali importanti.
“Folle” è un’offesa gravissima. E poi questo insulto viene da una testata giornalistica nei confronti di chi esercita il diritto di espressione costituzionalmente garantito, nell’ambito di una critica pacata e corretta ad un potente Ente pubblico volta a puntualizzare tematiche ambientali. Incredibile. Nemmeno la stampa di regime agirebbe così, anche se e’ prassi nelle dittature comuniste e fasciste definire “folle” chi critica.
“Provocare, deridere ed accusare”. Tutte illazioni di Tirabassi.
“Spostare la battaglia verso gli animali, verso l’orso”. Altre illazioni di Tirabassi che attribuisce intenzioni e battaglie quando al contrario tutto il mio intervento mira a creare attenzione e dibattito verso prassi che possono danneggiare l’habitat della fauna selvatica, come è evidente leggendo i punti dettagliati del post sulle attività che l’Ente Pnalm autorizza e tollera.
Altre espressioni di Tirabassi:
“Diciamo la verità. Qui non c’entra nulla l’amore per lo sci, lo scialpinismo o la montagna. Perché chi ama lo scialpinismo non odia la fauna selvatica in estinzione e tantomeno la mette a rischio emulazione di chi la rete non la sa spesso fruire”.
Odia la fauna selvatica, la mette a rischio estinzione.
Quanti travisamenti, illazioni, attribuzioni errate, fatto tutto a mezzo stampa (ancorché online). Quanto ingiustificato danno reputazionale!
Odia la fauna selvatica. Queste le parole di Tirabassi nei miei confronti, che non si capisce da dove possano essere generate quando io sono da sempre ambientalista, conservazionista ed animalista, come ben sa chiunque mi conosce.
È proprio per questo che trovo particolarmente ingiusto ed astioso ed offensivo l’articolo di Tirabassi.
Da cosa desume Tirabassi questo odio per la fauna selvatica?
Altre espressioni di Tirabassi:
“A questo punto, visto l’indirizzario cui è stata inviata la comunicazione, al di là del mero post di Facebook discutibile più o meno a seconda dei casi, l’unica speranza rimane quella che le autorità preposte intervengano a tutela se non dei lettori dei social ma quantomeno del simbolo dell’Abruzzo: quello più vero, selvaggio, inafferrabile: il nostro Orso Bruno Marsicano.”
In questo ha ragione, ma al contrario rispetto alle sue intenzioni. C’è da augurarsi che le attuali regole ed autorizzazioni e tolleranze dell’Ente Pnalm vengano riesaminate a livelli superiori.
Invece Tirabassi sembra ragionare in una logica di regime per cui le Autorità dovrebbero mettere a tacere la critica. Alla faccia di chi dovrebbe fare la professione di giornalista e quindi esaltare la libertà di espressione, ovviamente nell’ambito dell’educazione e della veridicità.
Mi domando: perché tanta animosità nei miei confronti, perché tante forzature, perché tanti travisamenti, perché tante attribuzioni infondate di odio che avrei contro l’Ente Pnalm , o contro gli animali selvatici, quando la realtà che emerge da tutta la mia storia e i miei scritti è il contrario, cioè stima, ma anche critica costruttiva, nei confronti dell’Ente Pnalm ed amore sviscerato per la natura, gli animali selvatici, le attività escursionistiche, il Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, fino a lasciare carriera e grossi guadagni economici per venire a vivere in un paesino di montagna abruzzese.
Perché da parte di Marsicalive tanto astio, volontà di ledere la reputazione, travisature e forzature tali da diventare falsità?
Ci sono elementi, tali e tanti, che a mio avviso giustificano un’azione in sede civile verso Tirabassi e Marsicalive. Forse anche un’iniziativa penale.
Ma non è mia intenzione. Infatti non ho ancora interpellato i miei avvocati in proposito.
Mi rendo conto che su argomenti complessi che richiedono approfondimento e riflessione ci possono essere fraintendimenti e che poi il cronista, preso dalla smania del clamore, calchi i toni. Inoltre in generale cogliere l’ironia e il paradosso potrebbe essere complicato per alcuni.
Se da parte Vostra c’è buona fede, mi aspetto che pubblichiate il prima possibile questa mail e quella precedente. È sufficiente che mettiate la mia risposta a seguire rispetto all’articolo di Tirabassi. Non occorrono scuse. Non chiedo nemmeno che operiate rettifiche al Vostro articolo. Basta che diciate le cose come stanno e cioè che Vi ho scritto con una risposta analitica e che pertanto è giusto venga pubblicata.
Mettetevi nei miei panni. Il danno reputazionale che mi avete arrecato mi costringe altrimenti a ricorrere all’azione legale, in sede civile, e forse, valuteranno gli avvocati, in sede penale.
Mi auguro però che non si debba arrivare a questo. Buon lavoro e cordiali saluti
Pierpaolo Mori
LEGGI IL SERVIZIO DI MAGDA TIRABASSI:
Quando l’”odio” per l’Ente mette a rischio la vita dell’orso bruno marsicano