Pescara. Quattro produttori ittici su cinque temono un calo dei consumi di pesce in autunno fino al 15%. Colpa del caro bolletta che si sta abbattendo sul potere di acquisto delle famiglie e che potrebbe portare a far lievitare i prezzi finali tra il 15-20%.
Lo evidenzia all’ANSA Fedagripesca-Confcooperative, nel denunciare l’impennata di tutti i costi di produzione. E non è solo quello del carburante, motivo delle proteste della primavera scorsa, ma dell’energia necessaria a tutta la filiera. Dai processi di depurazione a quello di insacchettamento negli allevamenti di vongole e cozze, alle celle frigorifere nei mercati ittici, alle cassette per la conservazione del pesce.
Si parla di aumenti registrati nelle principali marinerie fino al 100% rispetto a pochi mesi fa, seppur differenziati in base alle aree e ai fornitori. E se da un lato pesce, molluschi e crostacei saranno inevitabilmente più cari, per i produttori non sono previsti margini maggiori. Per Fedagripesca si rischia una nuova emergenza. E se nel 2020, con la pandemia, una famiglia consumava circa 16 chilogrammi di pesce fresco in un anno spendendo poco meno di 200 euro, i produttori temono una contrazione ulteriore del mercato del fresco.