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Cerimonia di chiusura 728esima Perdonanza, il discorso del sindaco: “L’Aquila capitale del perdono”

Luna Zuliani di Luna Zuliani
30 Agosto 2022
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L’Aquila. “La chiusura della 728esima Perdonanza Celestiniana rappresenta il suggello a una indimenticabile Perdonanza celestiniana che ha visto la nostra città proiettata nel mondo, grazie alla preziosa, autorevole e santa presenza di Papa Francesco. Ma un altro dono straordinario da parte di Francesco ci ha accolti al risveglio: all’eccezionalità della prima apertura della Porta Santa ad opera di un Papa, si è aggiunta quella dell’indulgenza lucrabile per tutto l’anno”. Inizia così il discorso del primo cittadino dell’Aquila Pierluigi Biondi alla cerimonia di chiusura della 728esima Perdonanza Celestiniana.

“La città, benedetta dall’anno giubilare”, prosegue Biondi, “si farà trovare pronta ad accogliere i fedeli, nel rispetto e nella gratitudine verso un atto di rilevante significato spirituale, ma che avrà anche notevoli ricadute economiche sull’intero territorio del cratere sismico. Papa Francesco si è calato, con grande umiltà, nel respiro dell’animo del santo eremita, reinterpretandone e esaltandone la generosità verso il popolo e il sentimento di pacificazione, fonte ed ispirazione di ogni sua azione. A riprova di quanto appena sottolineato, ricordiamo come nello scenario di Collemaggio, il Pontefice abbia consegnato universalmente una lettura di spessore morale e storico rispetto alla figura di Celestino V, definendolo L’UOMO DEL SI’, in contrapposizione alla rappresentazione dantesca del “Papa del gran rifiuto. La 728° Perdonanza è stata anche questo: riconoscere Celestino protagonista della storia e “testimone coraggioso del Vangelo”, antesignano della giustizia sociale e interprete della pacificazione tra i popoli. Papa Francesco davanti al mondo ha, poi, assurto L’Aquila a capitale del Perdono e della Pace, investitura rafforzata dalla concessione dell’anno giubilare. L’Aquila capitale del Perdono e della Pace non è altro che la traduzione attualizzata del messaggio di Celestino, racchiuso nella Bolla, inestimabile documento di pacificazione che, da 728 anni, ci ricorda che il perdono trasforma la tristezza del peccato in gioia. Pietro da Morrone da Papa ha messo in atto la sua missione di costruttore di pace, come ricordato questa mattina da Monsignor Antonini durante l’omelia nel corso della messa della Perdonanza dedicata alle Forze Armate e alle Forze dell’Ordine, attraverso un’intercessione a favore degli aquilani, che convinse re Carlo II ad emanare un atto ispirato alla pace e alla clemenza, con il quale venivano perdonate non solo le distruzioni operate contro alcune roccaforti di proprietà regia, ma anche le cruente lotte intestine tra i Quarti”.

“Nello stesso atto il re individuò definitivamente il demanio di competenza della città”, spiega il primo cittadino, “senza alcuna concessione ai nobili, dichiarando l’unificazione amministrativa sotto il controllo di un unico organo elettivo. Un atto politico di estrema importanza, ottenuto da Celestino, che riconosceva la piena autonomia del Comune e che favorì una profonda pacificazione individuale e collettiva, all’interno della città e fra la città e la Corona, e lo sviluppo economico dell’Aquila. Dunque, Celestino un uomo che si è fatto Pace, Carlo II un re che ha avuto l’umiltà di ascoltarlo: ci sono ancora uomini tali da riuscire a incontrarsi lungo il sentiero della pacificazione? Papa Francesco, in diverse occasioni ha inteso sottolineare quanto sia prezioso e necessario il ministero della riconciliazione. Ma la riconciliazione non è solo un sacramento, è anche un valore universale che ha in sé il germe della Pace e rappresenta una delle sfide del mondo moderno più difficile da realizzare. La difficoltà maggiore sta nella perigliosa strada dei torti, spesso risultato di fatti irreparabili quanto antichi, dove le vittime e le azioni ingiuste travalicano i colpevoli e le generazioni; dove è impossibile individuare una casualità lineare e dei responsabili, dove ciascuna delle parti è ricompresa in un passato che non riesce a trovare spazio di mediazione nel presente. In caso di dissidio indissolubile, la riconciliazione si traduce in un compromesso che, pur senza azzerare ragioni e radici del passato, non abbia tuttavia né vincitori né vinti. Dinanzi alle crude dinamiche economiche e politiche che governano il mondo, la potente parola del Pontefice ha invitato tutti a farsi abbracciare dalla bellezza della MISERICORDIA. ‘In Celestino – ha detto Bergoglio – ammiriamo una Chiesa libera dalle logiche mondane e pienamente testimone di quel nome di Dio che è la Misericordia’.  Chi meglio degli Aquilani, colpiti dal sisma del 2009, dal dolore per le vittime, dalla dispersione della città, conosce il valore della speranza e il ruolo salvifico della preghiera, la bellezza della misericordia di Dio, giudice benigno e nostro soccorritore, attraverso la Chiesa aquilana che ci ha accolto e consolato? ‘La memoria è la forza di un popolo – ha affermato il Pontefice, rivolgendosi ai familiari delle vittime del sisma – e quando questa memoria è illuminata dalla fede, quel popolo non rimane prigioniero del passato, ma cammina e cammina nel presente rivolto al futuro’. Gli aquilani hanno ben interpretato questa esegesi proposta da Francesco, affrontando con determinazione la rinascita materiale e comunitaria, avendo ben a mente la visione di un futuro che sa parlare alle giovani generazioni”.

“Un gesto assolutamente fuori dall’ordinario è stata la celebrazione dell’Angelus dalla nostra città”, conclude il sindaco. “L’Angelus, la preghiera in onore di Maria, è il messaggio domenicale che il Papa da Roma rivolge al mondo, che contiene un monito, un incoraggiamento, una denuncia. Bergoglio, dall’Aquila, ha invitato a pregare per il popolo ucraino e per tutti i popoli che soffrono a causa delle guerre: ‘Invochiamo Maria affinché ottenga per il mondo intero il perdono e la pace’. Questa invocazione a Maria lanciata al mondo dal luogo del Perdono celestiniano è stata di una potenza spirituale, etica e culturale tale che – grazie alla forza riconciliatrice che solo Francesco riesce a esprimere in questi tempi complicati – nonostante lo scetticismo della ragione, crediamo possa riuscire a toccare la mente e il cuore dei potenti del mondo”.

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