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Caso Nft, l’esperto Gianluca Grossi: il Bitcoin è la prima vittima della truffa, come proteggersi

Luisiana Di Federico di Luisiana Di Federico
13 Agosto 2022
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Pescara. “Bitcoin non c’entra nulla con questo tipo di truffe. Anzi, ne è la prima vittima perché la sua popolarità viene sfruttata da imbonitori di ogni genere e grado per attirare ignari risparmiatori, che dopo essersi ingolositi da rendimenti promessi molto elevati, finiscono per investire più di quanto dovrebbero”. A spiegarlo è l’analista di Criptovaluta.it, Gianluca Grossi, a proposito della vicenda di New Financial Technology, società di Silea (Treviso), dove ci sarebbero ammanchi da oltre 100 milioni di euro, tutti capitali versati da clienti attirati da rendimenti garantiti del 10%. “Rendimenti – aggiunge Grossi – che la società avrebbe ottenuto facendo arbitraggio sui mercati delle criptovalute. Un sistema come tanti che vengono pubblicizzati anche in altri paesi, che finiscono però sempre con lo stesso modo, ovvero con il crack della società che gestisce i patrimoni, impossibilità per i clienti di riottenere indietro il capitale versato e la fine del sogno. Sta di fatto che Bitcoin non è assolutamente collegato a questo tipo di truffe, che fino a qualche tempo fa operavano con Forex e azioni ed oggi invece si sono spostati nel mondo di Bitcoin perché più forte in termini di potenziale attrattiva da esercitare”. Secondo Grossi “l’incredibile corsa di tutto il settore tra 2020 e 2021 ha permesso a molte società e servizi spericolati e poco solidi, nonché molto generosi nell’offrire ritorni, di continuare ad operare. Il mercato continuava a salire e tramite prestiti e leva finanziaria su asset che continuavano a crescere non era difficile offrire dei rendimenti incredibili. Con il recente crollo del prezzo di Bitcoin e del comparto cripto i servizi e le proposte meno solide hanno finito per fallire. Voyager, Celsius e tanti altri hanno portato i libri in tribunale, dimostrando ancora una volta che i soldi non si possono creare dal nulla e che certi rendimenti fuori mercato sono sempre l’anticipazione di un fallimento”.

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“Bitcoin non è una truffa e non si presta particolarmente a certi tipi di giochi: quando ci viene proposto un investimento che ha dei rendimenti garantiti, che utilizza qualche mirabolante schema di arbitraggio o qualche tecnica segreta di investimento o ancora quote di macchine per il mining di Bitcoin, è sempre meglio starne alla larga. Di operatori legittimi che offrono, in Bitcoin o in altri strumenti finanziari, rendimenti garantiti non ne esistono”. A mettere sull’avviso i risparmiatori è l’analista di Criptovaluta.it, Gianluca Grossi. “Allo stesso modo – aggiunge – non dobbiamo rispondere mai a sollecitazioni all’investimento che arrivano via telefono oppure via messaggio o ancora tramite dei contatti su internet. Tutta la cultura che si è sviluppata intorno a Bitcoin invita tutti ad essere banca di sé stessi. Non abbiamo bisogno di ‘intermediari’ per investire e far fruttare i nostri sudati denari. E quando le offerte sono troppo belle per essere vere, probabilmente non lo sono”. “E se Bitcoin dovesse interessarci davvero – spiega ancora – la prima cosa da fare per proteggersi è studiare come funziona, comprarlo per conto nostro e detenerlo al di fuori di servizi terzi. Cosa che è la filosofia più forte che si è sviluppata intorno a questa rivoluzionaria tecnologia: il diventare banca di noi stessi e di non fidarci, ma verificare. I bitcoiner duri e puri invitano a non fidarsi neanche delle banche. Figuriamoci se potrebbero mai versare i loro amati satoshi (misura minima del sistema monetario Bitcoin, ndr) ad un imbonitore che promette il 10% di rendimenti, che siano settimanali, mensili o annuali. Perché quando sono garantiti c’è sempre un inghippo”.

“Se Collodi avesse scritto il suo capolavoro oggi, probabilmente il gatto e la volpe avrebbero invitato Pinocchio a seminare Bitcoin e non zecchini d’oro; e quanto è successo, o meglio sta succedendo dalle parti di Treviso è forse quanto di più vicino c’è alla storia del Campo dei Miracoli del burattino più famoso d’Italia. Questo per tutta una serie di motivi: gli imbonitori, che sono nati prima di Bitcoin e purtroppo gli sopravviveranno, gli illusi come Pinocchio, che pensano di fare soldi facili con l’ultima moda del momento e gli zecchini d’oro, solidi, solidissimi, che nessuno si sarebbe mai sognato di definire una truffa. Proprio come Bitcoin, che truffa non è e che è invece il più solido degli esperimenti monetari indipendenti e liberi della storia”. A spiegarlo è l’analista di Criptovaluta.it, l’abruzzese Gianluca Grossi, ricordando che “Bitcoin ha fatto una scelta precisa e ha raccolto intorno a sé centinaia di migliaia di appassionati che sono caratterizzati dallo stesso mindset: preferire sempre la decentralizzazione e la sicurezza rispetto alle mode tecnologiche”. La vicenda di cui si parla riguarda la New Financial Technology, società di Silea (Treviso), dove ci sarebbero ammanchi da oltre 100 milioni di euro, tutti capitali versati da clienti attirati da rendimenti garantiti del 10%; rendimenti che la società avrebbe ottenuto facendo arbitraggio sui mercati delle criptovalute. In realtà secondo Grossi le modalità delle truffe sono sempre le stesse. “Fino a qualche tempo fa era popolare il Forex – spiega – poi sono arrivate le azioni tech e ultimamente le criptovalute. Cambia lo strumento narrativo di truffatori e imbonitori, ma non la sostanza. Ci vengono proposti dei ritorni garantiti ed elevati (spesso superiori anche al 10%), in cambio di un piccolo investimento oggi sull’ultima novità del momento. I primi che investono in questi sistemi possono anche ricevere i primi pagamenti, cosa che rinforza ulteriormente la loro convinzione di aver trovato la svolta. Ma in realtà sono soltanto i denari di chi è entrato successivamente nel sistema, che vengono utilizzati per pagare quelli che sono entrati prima. Anche se il funzionamento di questi sistemi e di queste società è molto simile agli schemi Ponzi o alle catene di Sant’Antonio, in realtà nel mondo cripto possono avere anche principi di funzionamento diversi. Ma Bitcoin non c’entra nulla: è soltanto lo strumento narrativo del truffatore per avvicinare persone e ingolosirle con profitti molto alti”.

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