Manoppello. Un patrimonio di sofferenze non solo familiari, ma di un’intera comunità che ancora oggi tiene tenacemente viva la memoria di quella tragedia. A sessantasei anni dal disastroso incendio della miniera di carbone di Bois du Cazier, a Marcinelle in Belgio, in cui persero la vita 262 minatori, il Comune di Manoppello ha commemorato, stamane, lunedì 8 agosto, le vittime di Marcinelle con una cerimonia pubblica che ha visto la partecipazione del Prefetto di Pescara Giancarlo Di Vincenzo, delle massime autorità provinciali e locali dell’Arma dei Carabinieri e della Polizia di Stato (con il comandante provinciale dei Carabinieri di Pescara Colonnello Riccardo Barbera e il comandante del Norm di Popoli, tenente Cleto Della Rosa e il questore di Pescara Luigi Liguori), del consigliere regionale Guerino Testa, della consigliera del Comune di Charleroi del Bois du Cazier Line Manouvrier arrivata dal Belgio e del sindaco di Turrivalignani Gianni Placido.
Con loro, insieme ai rappresentanti di giunta Giulia De Lellis, Maria Esposito e Antonio Costantini e ai consiglieri comunali Davide Iezzi e Stefano Mancini, c’erano i sindacati, con Antonio Perseo, delegato della Cgil e il presidente dell’associazione Marcinelle per non dimenticare Davide Castellucci.
Alla cerimonia hanno preso parte le vedove di Marcinelle Lucia Romasco e Maria Di Valerio e i familiari delle vittime tra cui Agostino Sacco, arrivato dalla Campania e fratello di Antonio, il più giovane minatore scomparso nella miniera di carbone a soli 16 anni e Raffaele Bortoliero figlio di un ex minatore morto di silicosi che ha scritto il libero “Lavoro, carbone e morte”.
Ci sono anche ex minatori, come Antonio Parisi, che hanno lavorato in altre miniere del Belgio. Tutti riuniti nell’associazione “Marcinelle per non dimenticare” che gestisce anche un centro di documentazione a Manoppello.
Ospitata nella piazza intitolata ai Caduti di Marcinelle, la cerimonia di Manoppello si è aperta con la deposizione di una corona d’alloro al monumento in memoria delle vittime del Bois du Cazier: furono 136 gli italiani a perdere la vita a 1035 metri sotto terra, di questi 60 erano abruzzesi, 23 di loro provenivano Manoppello per questo considerata “Città Martire”.
Tutti hanno ricordato le pessime condizioni di lavoro, la fame, la miseria. Fra loro, Lucia Romasco racconta della terribile esplosione a Bois du Cazier. Aveva 21 anni e un figlio di 20 mesi, quando suo marito Santino Di Donato, che ne aveva 26, non tornò più dalla miniera. Camilla Iezzi, che si chiama come il padre che non ha mai conosciuto che oggi ha chiesto pubblicamente che la Cappella di Marcinelle venga riconosciuta come Monumento nazionale.
Contemporaneamente in Belgio, a Marcinelle, a ricordare quanti persero la vita nelle viscere della terra nell’ex sito minerario c’erano il sindaco di Manoppello Giorgio De Luca e il presidente del Consiglio Comunale Roberto Cavallo che hanno incontrato le autorità del Belgio e portato il saluto dei manoppellesi nel corso della cerimonia celebrativa aperta dai 262 rintocchi di campana in ricordo delle vittime, scoccati proprio alle 8.10, ora in cui si consumò la tragedia 66 anni fa.
“Non è superfluo ricordare quanto Marcinelle appartenga al nostro vissuto di comunità. A 66 anni da quella che è comunemente riconosciuta come la catastrofe per antonomasia degli italiani all’estero siamo, ancora oggi, e come ogni anno trascorso da allora, a commemorare le vittime e lo facciamo con profonda commozione – ha detto il sindaco Giorgio De Luca in Belgio– L’incendio nella miniera di Marcinelle non costituì solo l’ennesimo tributo di migranti allo sviluppo economico europeo, ma anche il momento più drammatico di un’intera epopea migratoria degli italiani all’estero. Ringrazio l’ambasciatore, tutte le autorità del Belgio ed internazionali presenti, il direttore del Bois du Cazier Jean-Louis Delaet e abbraccio idealmente tutti i familiari delle vittime”.
“Non sarà mai sufficiente commemorare Marcinelle e ricordare quelle storie di fame e miseria, ma anche di grande dignità che interessano l’epopea migratoria italiana – ha detto Giulia De Lellis da piazza Caduti Marcinelle a Manoppello – Oggi celebriamo con devozione le vittime di un disastro nazionale, esprimiamo vicinanza ai familiari dei caduti, ma, nel contempo, abbiamo il dovere di consegnare al futuro questo patrimonio imprescindibile di testimonianze, per non dimenticare cosa accadde in quegli anni in cui la vita degli italiani valeva meno del carbone. Proprio per questo sarà messo in campo un importante progetto che vedrà coinvolti i Comuni di Manoppello, Lettomanoppello, Turrivalignani, Serramonacesca e Scafa, le scuole e le associazioni degli ex minatori”.
Al termine della cerimonia, i presenti si sono spostati nel vicino cimitero di Manoppello paese per un doveroso tributo ai defunti di Marcinelle che lì riposano, insieme, in una cappella che è stata recentemente ristrutturata dal Comune.
Nel pomeriggio si terrà la Santa Messa celebrata nella chiesa di San Nicola di Bari. La giornata si concluderà con lo spettacolo teatrale “Rosario” di Antonio Luise che racconta la storia di un minatore di Roccacaramanico preceduto dalla lettura dei nomi delle vittime abruzzesi del Bois du Cazier. In serata saranno accese 262 candele in piazza Marcinelle per rendere omaggio ai minatori scomparsi.
Cosa accadde 66 anni fa in Belgio
Una delle più gravi tragedie minerarie della storia si verificò l’8 agosto 1956, nella miniera di carbone di Bois du Cazier (appena fuori la cittadina belga di Marcinelle) dove si sviluppò un incendio che causò una strage. 262 minatori morirono, per le ustioni, il fumo e i gas tossici. 136 erano italiani.
Erano le 8 e 10 dell’8 agosto 1956 quando le scintille causate dal corto circuito fecero incendiare 800 litri di olio in polvere e le strutture in legno del pozzo. L’incendio si estese alle gallerie superiori, mentre sotto, a 1.035 metri sottoterra, i minatori venivano soffocati dal fumo. Solo sette operai riuscirono a risalire. In totale si salvarono in 12. Il 22 agosto, dopo due settimane di ricerche, mentre una fumata nera e acre continuava a uscire dal pozzo sinistrato, uno dei soccorritori che tornava dalle viscere della miniera non poté che lanciare un grido di orrore: «Tutti cadaveri!».
In ricordo della tragedia, oggi la miniera Bois du Cazier è patrimonio Unesco.
La tragedia della miniera di carbone di Marcinelle è soprattutto una tragedia degli italiani immigrati in Belgio nel dopoguerra.
Tra il 1946 e il 1956 più di 140mila italiani varcarono le Alpi per andare a lavorare nelle miniere di carbone della Vallonia. Era il prezzo di un accordo tra Italia e Belgio che prevedeva un gigantesco baratto: l’Italia doveva inviare in Belgio 2mila uomini a settimana e, in cambio dell’afflusso di braccia, Bruxelles si impegnava a fornire a Roma 200 chilogrammi di carbone al giorno per ogni minatore.
Il nostro Paese a quell’epoca soffriva ancora degli strascichi della guerra: 2 milioni di disoccupati e grandi zone ridotte in miseria. Nella parte francofona del Belgio, invece, la mancanza di manodopera nelle miniere di carbone frenava la produzione. Così si arrivò al durissimo accordo italo-belga.