Due uomini dello Stato sarebbero finiti sotto la lente degli investigatori per l’omicidio di Simonetta Cesaroni, la ventenne uccisa il 7 agosto 1990 negli uffici dell’Associazione Italiana Alberghi della Gioventù (A.I.A.G.), in via Poma n. 2, a Roma.
Massimo riserbo, ovviamente, sull’identità dei due uomini, ma, a quanto scrive Fanpage, si tratterebbe di persone che, all’epoca del delitto, non sono nemmeno state sfiorate dalle indagini, pur avendo molto a che fare con la palazzina di via Poma. Uno scenario, questo, che sembra rafforzare l’iniziale convinzione degli investigatori, che l’assassino fosse comunque una persona “stanziale”, con una approfondita conoscenza di tutte le vie di fuga del palazzo, compresi lavatoi e sotterranei.
La posizione dei due soggetti è dunque al vaglio di chi indaga attualmente sul caso, insieme all’ipotesi che qualcuno possa all’epoca essersi adoperato per fuorviare le indagini.
La Commissione Parlamentare Antimafia, che ha recentemente ascoltato Paola Cesaroni, sorella di Simonetta, il suo avvocato Federica Mondani e il giornalista esperto del caso Igor Patruno, ha aperto un’inchiesta proprio partendo dai depistaggi. In un’audizione a Palazzo San Macuto, i tre hanno ricostruito le circostanze e fatto nomi di rilievo. L’inchiesta potrebbe quindi giungere presto a una significativa svolta.
Sul caso è stata inoltre avviata un’indagine dalla Procura di Roma, attualmente impegnata ad ascoltare persone informate sui fatti, dopo la recente ammissione di una teste dell’epoca, che a quanto riportato dagli organi di stampa alcuni mesi fa, avrebbe fornito un alibi, ora ritrattato, a uno dei personaggi inizialmente coinvolti nell’inchiesta.
La posizione del sospettato, ormai peraltro deceduto, cambierebbe, dunque, non essendovi più la certezza di dove fosse all’ora del delitto. Alcune contraddizioni e imprecisioni emergevano, del resto, nelle dichiarazioni del soggetto stesso fin da allora, se comparate con quelle di altri.
Relativamente a costui, è stata di recente resa nota una descrizione che ne fece, all’epoca, un agente di polizia impegnato nell’indagine: “Sarebbe noto fra gli amici per la dubbia moralità e le reiterate molestie arrecate a giovani ragazze, episodi che seppure a conoscenza di molti non sarebbero mai stati denunciati grazie anche alle amicizie influenti dallo stesso vantate”.
L’indagine continua.
Delitto via Poma: al lavoro la commissione Antimafia, si avvicina la verità?