Pescara. “Pecorale, sulla base delle relazioni psichiatriche, ha necessità di cure e secondo me il carcere non è il posto adeguato. Ho scelto di non impugnare il provvedimento, ma andrò sicuramente a riproporlo di nuovo”.
Lo afferma l’avvocato Florenzo Coletti, difensore di Federico Pecorale, il 29enne che lo scorso 10 aprile sparò al cuoco di un ristorante del centro di Pescara, ferendolo gravemente – dopo che il giudice ha deciso di non accogliere la richiesta di trasferimento del suo assistito in una struttura di un altro tipo.
“Non puoi curare un soggetto psichiatrico o psicologico, peraltro con problemi fisici, in carcere – afferma l’avvocato – Io avevo fatto richiesta di farlo uscire e di mandarlo in una struttura di diverso tipo, ad esempio una casa famiglia, per un’accoglienza in un ambiente molto più soft rispetto al carcere. Alla fine è stato solo disposto il trasferimento dal carcere di Pescara a quello di Lanciano per incompatibilità con la popolazione della casa circondariale”.
“La scelta del giudice, a mio avviso – dice ancora Colletti – è stata fatta in relazione al reato. Tutte le volte che ho incontrato Federico non ha manifestato alcuna pericolosità. Il reato, tutto quello che è successo, forse ora fa ritenere che si tratti di un soggetto pericoloso. Ma è stato un episodio isolato, Federico non ha mai avuto problemi del genere. Vedere una pericolosità in un fatto isolato mi lascia perplesso. È un soggetto che più di reclusione ha bisogno di cure. Il carcere per lui – conclude – non è un bene in questo momento”.
Pecorale, all’ora di pranzo di domenica 10 aprile, sparò a Yelfry Rosado Guzman, cuoco 23enne, all’interno di un ristorante della centralissima piazza della Rinascita. All’origine dell’episodio ci sarebbe l’insoddisfazione per la cottura delle pietanze. Il 29enne, subito dopo i fatti, si diede alla fuga, ma fu bloccato nella notte nelle Marche, in autostrada, mentre cercava di raggiungere la Svizzera in taxi.