Un anziano di 83 anni è morto a Piove di Sacco, in Veneto, per una grave forma di encefalite dovuta al virus West Nile, trasmesso dalle zanzare, cui era risultato positivo.
Le autorità sanitarie non hanno finora precisato se si tratti del paziente già segnalato nei giorni scorsi dall’Iss come primo caso di positività in Italia alla West Nile, scoperto appunto nel padovano.
Negli ospedali dell’Ulss 6 risulta ricoverato un altro uomo, di giovane età, positivo al virus, mentre a Piove di Sacco sono in corso accertamenti su un altro 62enne, a sua volta affetto da encefalite, per stabilire se abbia contratto il virus.
Il virus West Nile (West Nile Virus, Wnv), della famiglia dei Flaviviridae, è stato isolato per la prima volta nel 1937 in Uganda, appunto nel distretto West Nile. È diffuso in Africa, Asia occidentale, Europa, Australia e America. Serbatoi del virus risultano essere uccelli selvatici e zanzare, le cui punture sono il principale mezzo di trasmissione all’uomo.
Il periodo di incubazione, dal momento della puntura della zanzara infetta, può variare fra 2 e 14 giorni ma, nei soggetti con deficit a carico del sistema immunitario, può arrivare a 21 giorni.
La maggior parte delle persone infette non mostra sintomi. Fra i casi sintomatici, il 20% circa ne evidenzia di leggeri: febbre, mal di testa, nausea, vomito, linfonodi ingrossati, sfoghi cutanei. Tale sintomatologia può durare pochi giorni, in rari casi qualche settimana, e variare sensibilmente a seconda dell’età della persona.
Nei bambini è più frequente una febbre leggera, nei giovani possono evidenziarsi febbre mediamente alta, arrossamento degli occhi, mal di testa e dolori muscolari. Negli anziani e nelle persone debilitate i sintomi possono invece risultare più gravi.
In media, i sintomi più gravi sembrano presentarsi in meno dell’1% delle persone infette (1 persona su 150), e consistono in febbre alta, forti mal di testa, debolezza muscolare, disorientamento, tremori, disturbi alla vista, torpore, convulsioni, fino alla paralisi e al coma. Alcuni effetti neurologici possono risultare permanenti. Nei casi più gravi (circa 1 su mille), il virus può ingenerare un’encefalite letale.
La diagnosi viene, in prevalenza, effettuata mediante test di laboratorio condotti su siero e, dove indicato, su fluido cerebrospinale, per la ricerca di anticorpi del tipo IgM. Tali anticorpi possono persistere per periodi anche molto lunghi (fino a un anno) nei soggetti malati e la positività a questi test può dunque indicare anche un’infezione pregressa.
I campioni raccolti entro 8 giorni dall’insorgenza dei sintomi potrebbero risultare negativi, è pertanto consigliabile ripetere il test a distanza di tempo, prima di escludere la malattia. In alternativa, è possibile effettuare la diagnosi tramite Pcr o coltura virale su campioni di siero e fluido cerebrospinale.
Non esiste una terapia specifica per la febbre West Nile. Nella maggioranza dei casi, i sintomi scompaiono da soli dopo alcuni giorni o si protraggono per qualche settimana. I casi più gravi richiedono invece il ricovero in ospedale, dove i trattamenti somministrati comprendono fluidi intravenosi e respirazione assistita.
Sono attualmente allo studio dei vaccini contro West Nile ma, per il momento, la prevenzione consiste soprattutto nel ridurre l’esposizione alle punture di zanzare.