
Pescara. Il Covid-19 corre e si trascina dietro la crescita di pazienti ospedalizzati, in intensiva e deceduti. Dal 29 giugno al 5 luglio, i ricoveri con sintomi sono stati 8.003 rispetto a 6.035 della settimana precedente, ovvero +32,6%, e le terapie intensive 323 rispetto a 237, pari a +36,3%. A crescere sono anche i decessi, che sono stati 464 rispetto a 392 della settimana precedente, in aumento del 18%. Lo rileva il nuovo monitoraggio della Fondazione Gimbe. “Esistono reali motivi di preoccupazione”, commenta il presidente Nino Cartabellotta, anche perché “l’occupazione dei posti letto è destinata ad aumentare nelle prossime settimane”.
“Sul fronte degli ospedali – afferma Marco Mosti, direttore operativo della Fondazione Gimbe – i posti letto occupati in ‘area critica’ dal minimo di 183 del 12 giugno sono saliti a 323 il 5 luglio. In ‘area medica’, invece, dal minimo di 4.076 dell’11 giugno, sfiorano il raddoppio salendo a quota 8.003 il 5 luglio. Al 5 luglio il tasso nazionale di occupazione da parte di pazienti Covid è del 12,5% in area medica, ma va dal 6,6% del Piemonte al 32,2% dell’Umbria, e del 3,5% in area critica (dallo 0% della Valle D’Aosta all’8,1% dell’Umbria) .
“Segnano un netto aumento anche gli ingressi giornalieri in terapia intensiva – puntualizza Mosti – con una media di 40 ingressi al giorno rispetto ai 29 della settimana precedente”. È un errore, secondo Gimbe, “la minimizzazione del quadro ospedaliero che si vede oggi nel dibattito pubblico” e in cui sottolinea l’attuale limitato impatto dell’ondata sulle terapie intensive e si rimarca sulla “capziosa distinzione tra pazienti ricoverati in area medica con Covid e per Covid”. “Anche se siamo ancora molto lontani da situazioni di grave sovraccarico ospedaliero – spiega Nino Cartabellotta, presidente Gimbe – esistono reali motivi di preoccupazione. Innanzitutto, l’occupazione dei posti letto è destinata ad aumentare nelle prossime settimane, in un periodo in cui tra ferie estive e assenze per isolamento il personale sanitario è numericamente ridotto, con conseguente peggioramento della qualità dell’assistenza e aumento dello stress su chi è in servizio”.
In secondo luogo, “la maggior parte dei ricoveri in area medica riguarda pazienti anziani con patologie multiple, nelle quali il Covid peggiora un equilibrio di salute già instabile”. Infine, “il progressivo sovraccarico ospedaliero porta a rimandare prestazioni chirurgiche e visite specialistiche non urgenti, alimentando quelle liste di attesa che le Regioni non sono ancora riuscite a recuperare”.
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