Sulmona. Gli uomini della Squadra Mobile di Napoli e del Commissariato di Sulmona ha arrestato il boss Mallardo Francesco, capo dell’omonimo gruppo criminale, che a Sulmona era in regime di Libertà Vigilata. Sembra che il boss, nonostante la detenzione, continuava a dirigere il clan come dichiarato da alcuni collaboratori di giustizia. Dalle indahini, effettuatoe dal personale del Commissariato di Sulmona, emergeva che il boss svolgeva una vita normale, conduceva automezzi (nonostante non abbia la patente), fumava, gestiva tranquillamente il clan ed anche che era perfettamente consapevole di avere strumentalizzato le patologie da cui è affetto (soprattutto quelle al cuore) in quanto utilizzava i suoi spostamenti per le visite mediche da svolgersi in altre Regioni (Puglia) soprattutto per incontrarsi con i vertici degli altri clan a Napoli. Le indagini avevano preso l’avvio nel momento in cui Mallardo veniva posto ai domiciliari per motivi di salute e non appena uscito dal carcere ed aveva ripreso le redini del clan dando precise indicazioni agli affiliati. Uno dei primi atti compiuti dal capo Clan era stato quello di vietare agli affiliati di svolgere attività di spaccio di droga nel territorio giuglianese, pena l’adozione di severi provvedimenti. Nelle conversazioni intercettate dalla Squadra Mobile di Napoli, secondo quanto ritenuto dalla D.D.A di Napoli e dal G.I.P. del Tribunale partenopeo, Mallardo parla esplicitamente di affari del clan, di estorsioni, di reimpieghi, di pestaggi ed attentati, di pagamento degli stipendi agli affiliati, del sovvenzionamento alle famiglie degli affiliati detenuti e delle dinamiche interne ai vari gruppi operanti all’interno del clan ed il ruolo assolutamente centrale ricoperto negli equilibri criminali dell’intera Regione Campania, dati i rapporti di stretta alleanza esistenti tra lo stesso e le organizzazioni criminali vincenti operanti nel Casertano e nella città di Napoli. La scelta di Sulmona come luogo di dimora da parte del Mallardo dopo il lungo periodo di detenzione carceraria e la successiva libertà vigilata era avvalorato dalla vicinanza logistica con Giugliano in Campania e del fatto che la cittadina rappresentava un luogo tranquillo ed apparentemente indisturbato per gli incontri parentali ed affaristici del Boss. Ma la sua presenza sul territorio sulmonese non era sfuggita alla p.g. del Commissariato che aveva prontamente segnalato già 2 anni fa alla Squadra Mobile dell’Aquila la presenza del Mallardo, già comunque attenzionato dalla Squadra Mobile di Napoli: da allora è iniziata una proficua collaborazione tra i 3 uffici, e rilevante è stato l’apporto della Squadra Mobile aquilana ma soprattutto del Commissariato di Sulmona, con numerosi servizi di appostamento e pedinamento effettuati in questi anni di indagine. Il personale della polizia giudiziaria del Commissariato è stato un punto di riferimento e di ausilio sul territorio, costante e presente per la Squadra Mobile di Napoli, durante tutta la fase delle indagini, mentre la Squadra Mobile dell’Aquila è intervenuta ed ha collaborato per i servizi più complessi e lunghi, durati a volte anche 3 giorni.