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Biodiversità alata: in Abruzzo non solo aquile tra i rapaci, ecco i falchi cuculi in migrazione

Luna Zuliani di Luna Zuliani
6 Maggio 2022
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L’Aquila. Tanti rapaci in migrazione stanno sorvolando l’Abruzzo in questi giorni, monitorati dalla Stazione Ornitologica Abruzzese, e ora è il momento del Falco cuculo di cui sono stati osservati diversi esemplari.

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I soci dell’associazione hanno raccolto diverse immagini che permettono di far conoscere al grande pubblico questa specie (di Giulia Pace la foto dell’esemplare sotto la pioggia; le altre immagini sono di Marco Sborgia).

Tra i rapaci di solito si ha familiarità con specie più famose come l’Aquila reale oppure il Falco pellegrino. In realtà la biodiversità è molto più ricca e comprende diverse specie migratrici e gregarie. Una di queste è il falco cuculo, una specie che si muove in gruppi più o meno numerosi, di decine o a volte centinaia di individui e che nidifica in colonie.

In Abruzzo è osservato regolarmente soprattutto in primavera, quando segue la linea di costa per spostarsi verso i quartieri di riproduzione del nord est Europa.

E’ una specie di solito molto confidente, che si lascia osservare da vicino. Il maschio ha un inconfondibile piumaggio grigio cenere con i calzoni rossicci. Preda soprattutto insetti e piccoli invertebrati. In Italia da alcuni anni è stata accertata la nidificazione in Pianura Padana mentre in Abruzzo non ci sono ancora segnalazioni in periodo riproduttivo.

Dichiara Massimo Pellegrini, presidente della Stazione Ornitologica Abruzzese “Diversi anni fa uno dei posti ove la specie si fermava con maggior frequenza per riposare e rifocillarsi durante la lunga migrazione dall’Africa ai quartieri di nidificazione era l’aeroporto d’Abruzzo a Pescara, uno dei pochi larghi spazi liberi da edifici lungo la costa. Purtroppo non era infrequente l’uccisione di diversi esemplari con il movimento aereo determinando anche un rischio di bird-strike. La Stazione Ornitologica Abruzzese suggerì quindi di gestire i prati dell’aeroporto in modo da renderli meno attrattivi alla specie, lasciando l’erba alta in primavera così da sfavorire l’attività di caccia al suolo degli invertebrati resi meno visibili dalla folta vegetazione erbacea. Da allora l’uso dell’area sembra essere effettivamente diminuita. Le conoscenze sull’eco-etologia delle diverse specie è fondamentale per indirizzare in tutta Italia la gestione di queste problematiche e cercare di risolverle in maniera scientifica e senza ricorrere a soluzioni estemporanee, costose e inefficaci come, ad esempio, la falconeria”.

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