L’Aquila. “La legge sulla clausola sociale non deve essere toccata!”. Tuona così Marcello Vivarelli, segretario di categoria Terziario del sindacato Fesica L’Aquila e segretario Fesica Teramo, per un vero e proprio terremoto che potrebbe abbattersi su oltre un milione di lavoratori in Italia, Abruzzo compreso, a causa della possibile eliminazione dell’obbligo della stabilità occupazionale nei bandi, “frutto” di una legge delega sugli appalti che sta per approdare alla Camera dopo l’approvazione al Senato.
“Siamo di fronte ad un altro, ignobile tentativo di distruggere quel che resta dell’occupazione nel nostro Paese, andando ad attaccare il precariato che è ben presente, purtroppo, anche nella nostra regione che subirebbe un altro corpo terribile – esplode di rabbia Vivarelli -. Una vergogna assoluta, uno scandalo che non può essere accettato, soprattutto mentre c’è chi, come il sottoscritto, non fa altro che battersi per il rispetto e l’applicazione della legge sulla clausola sociale, uno dei pochi strumenti normativi rimasti a tutela dei lavoratori più deboli nell’epoca dei diritti sociali sempre più sbriciolati dalle politiche liberiste”.
“Alla Camera – prosegue il sindacalista aquilano – nessuno deve azzardarsi a perpetrare un simile scempio. Nessuno. In Abruzzo stiamo portando avanti, con fatica ma pure in mezzo a tante promesse che pretendiamo vengano mantenute, la battaglia per internalizzare i servizi esternalizzati dalle Asl. Motivo per cui non accetteremo la fine ingloriosa della clausola sociale e non tollereremo scuse da nessun esponente politico abruzzese che oserà dire sì a questa nuova guerra contro i lavoratori, mentre i precari e i disoccupati continuano ad aumentare senza sosta”.
“Esortiamo – conclude Vivarelli – tutti i lavoratori che rischiano di ritrovarsi per strada ad attivarsi, insieme alle forze sindacali, affinché non passi questo ennesimo atto di crudeltà da parte dei ‘padroni’ nei confronti della classe lavoratrice. In strada bisogna ritrovarsi, sì, ma per protestare. Non perché si è improvvisamente disoccupati dopo una vita da precari”.