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La speranza di Augusto Di Stanislao “Per una psicologia del Creato”

Alessia Pignatelli di Alessia Pignatelli
15 Marzo 2022
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Colonnella. Siamo gocce di rugiada sui petali della natura, siamo luce e protezione, siamo un nucleo che genera accoglienza sulla produttività del Creato, ma siamo anche gocce di fango sulla bellezza ambientale e siamo l’essenza che genera tossicità sullo sviluppo ecologico. Pertanto, siamo noi gli artefici del bene e del male poiché siamo in primis i produttori che sviluppano l’equilibrio o lo sbilanciamento della “perla” terrestre quale è il nostro mondo. Con questa visione contemplativa, possiamo quindi dare un valore beneficiario a chi ogni giorno mostra un impegno concreto per difendere la natura dai continui e insani attacchi dell’uomo e, possiamo anche omaggiarci di una produzione letteraria che, certamente, arricchisce le nostre consapevolezze alimentandone la forza.

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L’autore che, in questa circostanza, lascia sprigionare un forte impulso energico nonché armoniosamente descrittivo è il colonnellese Augusto Di Stanislao poiché attraverso il suo volume “Per una psicologia del Creato” ci invita ad un’accurata riflessione sulle problematiche legate proprio all’approccio che l’uomo ha nei confronti della natura. Su questo fronte potremmo quindi incentrare il principio della gratitudine, talvolta non riconosciuta dal beneficiario. Ciò accade perché la natura ci ossigena di grandiose risorse in un silente spazio e chi è privo di ascolto non riesce a percepirne la voce rivelatrice della sua gentilezza e generosità. La natura, proprio come una madre ci presenta costantemente grandi opportunità per la nostra vita e noi debitori ci nutriamo della sua forza, talvolta con incuranza inespressiva, poiché nelle nostre abitudini consumistiche usufruiamo di tutto ciò che ci avvantaggia senza soffermarci sulle insane conseguenze che potrebbero ritorcersi sull’inestimabile valore ambientale.

Di Stanislao con il suo libro ci fa percorrere proprio queste strade, motivandoci all’autoanalisi e al sostegno del benessere ecologico, con l’intento di creare un sano equilibrio tra l’uomo e l’ambiente. Nell’introduzione dell’autore possiamo leggere queste analitiche parole: “La psicologia della conservazione è nei fatti, empiricamente, un’area problematica cui ogni psicologo può offrire il suo contributo da solo o, a livello interdisciplinare, insieme a studiosi di altre scienze sociali orientate ai temi ambientali. Per dirla con Myers, si spera che la psicologia della conservazione si faccia portavoce di problematiche che possano essere fatte oggetto di studi dai ricercatori di ogni branca della psicologia e non solo”. Riflessioni culturali che impregnano le pagine di verità, lasciando al lettore uno stato meditativo sulle azioni quotidiane a cui si dà frutto e coinvolgendolo in prima persona sugli errori che comportano dei rilevanti disagi.

Sfogliando le pagine di questo volume, sarà come aprirsi ad un mondo purificato e, nella prefazione scritta dal rettore dell’università di Teramo Dino Mastrocola e dalla docente Alessandra Martelli possiamo soffermarci sui lodevoli messaggi espressi e intrisi di speranza: “L’autoriflessione, che scaturisce dalla lettura del libro, evidenzia la relazione circolare che esiste tra l’uomo e l’ambiente e gli effetti che gli esseri umani hanno sul mondo naturale. Questo favorisce il passaggio (ben condotto nel libro) da una prospettiva antropocentrica a una ecocentrica e quindi la possibilità di creare nuovi modelli di produzione e consumo al centro dei quali non c’è più la persona, ma la comunità in cui le persone vivono. Ecco che il consumo del singolo si inserisce all’interno di una responsabilità sociale nella quale l’esperienza della relazione tra uomo e uomo e tra uomo e natura è valorizzata a tal punto da diventare direzione ecologica. L’obiettivo diventa quindi quello di diventare individualmente sempre più green, così da intraprendere quel processo che ci inserisce in una società ecologicamente sostenibile”.

In fondo, come sostengono i naturalisti, bisogna ponderare le abitudini e le scelte della nostra quotidianità onde evitare gravi disagi ambientali. In conclusione, possiamo quindi esprimere che in un piccolo seme risiede un grande paradiso che genera la vita, pertanto, dobbiamo averne rispetto, altrimenti mancheremo di quei sani principi intellettuali e morali che tanto difendiamo nell’umanità. La natura è umanità, per cui, è giusto omaggiarci con cura della sublime essenza ambientale che ci circonda, imparando dalla stessa e proteggendola ogni qual volta che ne richiederà il dovuto bisogno.

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