Montorio al Vomano. Soffermiamoci ad ammirare… e regaliamoci spazio alla contemplazione, perché tra le strade caratteristiche d’Abruzzo si ergono magnificenti strutture a cui l’uomo ha dato frutto, arricchendoci interiormente di umanità culturale e lasciandoci fluire nelle visioni estetiche che pulsano di connessioni storiche. Ci troviamo in provincia di Teramo, precisamente a Montorio al Vomano situato sulla riva sinistra del fiume Vomano e nell’abbraccio del Parco Nazionale Gran Sasso e dei Monti della Laga. Nel cuore del paese un convento settecentesco, che fu dei francescani dell’Osservanza e detto degli “Zoccolanti”, si presenta nella facciata umile e lineare, proprio come le vite che vi erano all’interno e che, nella fede, varcavano le più grandi ricchezze spirituali racchiuse da preghiere di bene, fra rosari che delicatamente lasciavano oscillare e scorrere tra le mani per proseguire la loro meditazione religiosa.
All’interno del chiostro vi è un pozzo e, un tempo, le mura circostanti erano state affrescate dai frati con delle immagini di Santi e dei stemmi gentilizi. La definizione degli “Zoccolanti” che ha reso nota l’identificazione della chiesa dedicata originariamente all’Immacolata Concezione, è stata divulgata dai montoriesi a causa degli zoccoli in legno che indossavano i frati provocando ad ogni passo, un caratteristico e rintoccante rumore che accompagnava ogni processione. L’atmosfera semplice e tranquilla ne amplificava il suono di emozioni, ritrovando in quella semplicità tutta la bellezza nutrita da quei passi mai stanchi e da quella fede talmente intensa che portavano avanti con la luce nel cuore.
Ma dal 1998 lo stabile religioso è divenuto oggetto di restaurazione, trasformandosi bensì in un museo d’arte, di cultura e di tradizione popolare della vallata del Vomano. Ad oggi, chiunque faccia ingresso in questo prezioso luogo di culto ne uscirà certamente più consapevole, poiché al suo interno custodisce migliaia di antichi attrezzi degli agricoltori, reperiti con grande dedizione dall’artista e collezionista Giovanni Gavioli sorprendendoci anche con un’accurata ricostruzione in miniatura degli antichi e ormai scomparsi mestieri animandoli di bellezza. L’adiacente chiesa si presenta nell’assetto del 1755 anche se alcune testimonianze antiche precisarono che il coppo della copertura è datato 1580. Al suo interno un organo di legno dipinto prende la scena e cinque altari lapidei con decori in stucco in stile rococò danno un suggestivo tocco ornamentale, di cui, Carlo Piazzoli ne è stato l’autore.
Inoltre, ci sono due affreschi, uno in cui il Papa concede la Bolla di riconoscimento dell’Ordine di San Francesco e l’altro raffigurante l’estasi del Santo, esprimendo attraverso l’arte la forza della fede, poiché entrambe sono accomunate da una impalpabile realtà che conduce a concetti importanti e liberatori e che, possiamo tradurne l’essenza immortale in un’unica e pregevole parola, quale è “l’emozione”. Soffermandoci invece sull’altare maggiore, oltre allo stemma dei frati minori noteremo una statua lignea dell’Immacolata Concezione realizzata dalle mani esperte del napoletano Giuseppe Feriello che prima della ridipintura riportava la datazione del 1696.
Infine, le tele degli altari riproducenti la Santa Margherita penitente e l’Immacolata, meritano di essere attenzionate nella composizione evocativa pittorica. Poiché nell’arte c’è vita e nella vita c’è sempre quella fede che avanza con passione, dando voce ai sentimenti e manifestando ogni benevolenza che, riflessa tra le mura di quei luoghi cari, incentra il beneficio ed il potere del sacro, lasciandoci abbandonare nel dono della riflessione spirituale e motivandoci alla crescita interiore.