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Prof strappa manifesti Foibe, Piscione: “Tipica reazione della sinistra che si autoproclama superiore culturalmente”

Luna Zuliani di Luna Zuliani
16 Febbraio 2022
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Pescara. “Abbiamo appreso la notizia di un professore del liceo Da Vinci di Pescara che si è sentito in diritto di strappare un manifesto in ricordo delle foibe. La motivazione si basa su questo concetto: è propaganda fascista, per ricordare le foibe occorre partire dai crimini fascisti in quelle terre che poi hanno portato al crimine delle foibe, passando anche dai crimini della colonizzazione fascista. Innanzitutto, chi ha detto al professore che si tratta di fascisti? Ad ogni modo, di questa motivazione di comodo e in voga in questo periodo parleremo appresso”. Queste le parole che si leggono nella nota del presidente dell’associazione P.S Non Voglio Encomi, Fabrizio Piscione.

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“Passando all’altra giustificazione”, prosegue la nota, “essa potrebbe avere un minimo riconoscimento se gli infoibati e i costretti all’esodo Giuliano Dalmata fossero stati tutti fascisti; questo è documentalmente smentito, giacché molti di essi erano antifascisti e, soprattutto, molti gli adolescenti, per non parlare delle donne. A parte ciò, ci si chiede, come si può arrivare a giustificare la commissione di crimini d’odio e la pulizia etnica degli italiani, oramai certa, quindi, non la pulizia etnica dei fascisti, con altri fatti e condotte che non hanno ottenuto questo triste riconoscimento?

Questo è solo l’atteggiamento di coloro che rifiutano una scomoda verità. Una sorta di ‘Mal comune mezzo gaudio’, ma di gaudio, dal latino godere, anche se mezza di gioia, non c’è nulla: ci sono solo crimini d’odio e pulizia etnica, che devono essere condannati e ripudiati senza se e senza ma!

A riguardo, si può rispondere facendo proprie le parole di un uomo che, con rispetto parlando, conosce la vicenda più del professore del liceo: Giovanni Padoan, il partigiano Vanni, comunista, come disse lui, per tutta la vita. «L’idea di giustificare le foibe con gli eccidi e le crudeltà dei fascisti mi ha convinto fino al 1959. Era una specie di grande bilanciamento. Ma era una truffa: un eccidio non fa mai il pari con un altro. Negli anni Sessanta ne presi coscienza e nel 66 scrissi un primo libro dove raccontavo quello che sapevo e che, naturalmente, tutti noi sapevamo».

I partigiani rossi sapevano che gli italiani infoibati andarono incontro a questo crudele destino non per la reazione alle violenze del fascismo, ma in attuazione della criminale politica del signor Josip Broz, altrimenti detto maresciallo Tito, tesa a eliminare tutti coloro che potevano rappresentare un ostacolo al suo disegno espansionistico nei territori italiani. Anche la strage di Porzus, benché eseguita da partigiani italiani comunisti, rientrava in questa strategia: i partigiani azionisti e cattolici della Brigata Osoppo, con le loro bandiere tricolori, vennero assassinati perché erano dei nemici in quanto rappresentavano un possibile ostacolo ai piani di conquista del dittatore comunista jugoslavo su pezzi d’Italia, non ultima la stessa Trieste. Un disegno che, documenti alla mano, godeva dell’appoggio e del consenso del Pci. Anche queste sono scomode verità. Ricordarle, divulgare non vuol dire sdoganare il fascismo, ma ristabilire la realtà della storia.

Realtà che il professore preferirebbe infoibare.

Ma la beffa più amara è che nel 1969 il signor Broz Josip, il capo dei criminali che si sono macchiati dei crimini contro gli italiani dell’Istria, fu insignito come Cavaliere di Gran Croce, ordine al merito della Repubblica italiana. Il rispetto per gli italiani infoibati esige che questa onorificenza sia immediatamente revocata, dunque, la nostra associazione assumerà l’impegno d’onore di avviare una petizione e raccolta firme per ottenere la revoca di questa ignobile onorificenza al merito della repubblica.

Il gesto del professore del liceo è la classica reazione di comodo, che si porta avanti, senza alcun fondamento, per sbandierare la autoproclamata superiorità culturale, morale e storica della sinistra.

È arrivato il tempo che la sinistra sappia e comprenda ciò che è un fatto notorio: essa è brutta, sporca e cattiva come tutti!

A ben vedere, il gesto del professore del liceo contiene in sé ancora il germe dell’odio etnico che portarono i partigiani titini a commettere i crimini delle foibe: eliminare tutto ciò che può rappresentare una diversità ideologica o di pensiero rispetto alla “concezione divina della sinistra”. Da qui si passa dipoi, riallacciandosi alla motivazione di comodo di cui supra, per appellare come “fascista” tutto quello che non è in linea con il comune sentire della sinistra.

La cosa grave sta nel fatto che questo atteggiamento, questo sentire, è nell’intimo di un discendente di quella che fu la scuola peripatetica. L’esteriorizzazione di questo suo sentire interiore pone grossi dubbi sulla idoneità di questo professore all’insegnamento e al dialogo.

Quanto al colonialismo fascista, ci lasci dire il professore, che non ha nulla a che fare con l’Istria. Basti pensare che quelle Terre quantomeno dal 1300 erano parte integrante d’Italia, presidio del confine orientale; furono anche parte integrante della Serenissima. Ciò si legge con chiarezza nella Divina Commedia, Inferno, canto IX, verso 113: «Sì com’a Pola presso del Quarnaro, Che Italia chiude e i suoi termini bagna». Così, dunque, Dante colloca il confine territoriale italiano all’altezza del golfo di Fiume. La stessa Fiume che nel 1919 inoltrò spontaneamente la richiesta di annessione all’Italia che diede avvio all’impresa fiumana del nostro illustre concittadino, il quale coniò i motti che abbiamo l’onore di avere come nome della nostra associazione: Non Vogliamo Encomi; Hic manebimus optime, seppur ripresa da Tito Livio.

Con la vicenda delle foibe, inoltre, appare incomprensibile il paragone che il professore fa tra Mussolini e D’Annunzio; anche qui da intendersi come ostentazione di intimi sentimenti.

Per concludere la scuola italiana, gli studenti italiani, meritano indubbiamente Insegnanti e Professori che si prodigano nel ‘segnare’ la mente del discente, lasciando impresso un metodo di approccio alla obiettiva realtà, che va ben oltre lo studio”.

Giorno Ricordo, a Pescara professore strappa manifesti: “No a propaganda parafascista” (video)

 

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