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Celano piange la morte dell’imprenditore Tonino Berardicurti: con lui se ne va una pagina della storia d’Abruzzo

Redazione Cronaca di Redazione Cronaca
4 Febbraio 2022
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Celano. È un giorno triste per la città di Celano, che questa mattina si è svegliata con la notizia della morte di Antonio Berardicurti, che tutti conoscevano come “Tonino”. Berardicurti era un noto imprenditore: insieme a Oreste Tomassini aveva una società di carpenteria che lavorava in tutta la Marsica e anche oltre.

Aveva 71 anni. Aveva studiato come perito elettrotecnico e fin da giovanissimo aveva iniziato a lavorare nelle costruzioni. Berardicurti era il figlio di una delle pagine più drammatiche della storia non solo di Celano ma di tutto l’Abruzzo. Suo padre, che aveva il suo stesso nome, Antonio Berardicurti, è stato una delle vittime dell'”Eccidio di Celano”. Era un bracciante agricolo, aveva solo 35 anni e fu ucciso da un colpo d’arma da fuoco in piazza IV Novembre insieme a un altro lavoratore, Agostino Paris. Era 30 aprile 1950.

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Berardicurti non parlava volentieri di quello che era accaduto al padre. Il dolore era tanto. Incolmabile, per lui e anche per sua madre, rimasta vedova giovanissima.

 

 

Il cordoglio del sindaco di Celano, Settimio Santilli

 

“Ho appena ricevuto la notizia della morte di Tonino Berardicurti che mi rattrista moltissimo. Ho avuto la fortuna di ascoltarlo, di parlargli e finalmente capire. Un ascolto che mi ha fatto crescere, mi ha arricchito, mi ha fatto capire la verità e la sofferenza; la sofferenza di una vita vissuta senza un papà, sempre in silenzio, con estrema dignità e senza il minimo aiuto di chi avrebbe potuto e dovuto farlo. Un ascolto che mi ha insegnato che la storia non va distorta, ricostruita e raccontata con le proprie sensazioni, ideologie, per sentito dire, sfruttata per sordidi fini carrieristici o peggio per miserabili ed ignoranti propagande politiche, ma va scritta e narrata obiettivamente ascoltando le testimonianze dirette di tutti i protagonisti che l’hanno fatta, avendone estremo rispetto, educazione e riflessione. Ti promisi che quel 30 aprile non sarebbe più stato un funerale per chi quel giorno ha perso tutto e non ha mai più potuto, o peggio mai avuto il conforto di poter pronunciare la parola “papà”, bensì solo una forma di ricordo positivo, patrimonio di tutti, incentrato sul vero messaggio che ci lasciato in eredità, ovvero la conquista del LAVORO, un lavoro libero, dignitoso ed umile. Caro Tonino vola in cielo verso il tuo caro papà. Grazie di ciò che mi hai insegnato. Che tu possa finalmente provare la pace che meriti vegliando sulla tua splendida famiglia di cui eri tanto fiero. Le più sentite condoglianze alla famiglia”.

 

L’eccidio di Celano

L’eccidio di Celano è rimasto senza colpevoli. Era la sera del 30 aprile 1950, quando furono esplosi alcuni colpi di arma da fuoco contro un gruppo di braccianti del Fucino che si era ritrovato in piazza IV Novembre. Il bilancio dei disordini fu di due morti e e una decina di feriti.

Erano i tempi in cui celanesi lottavano per i propri diritti, in cui scendevano in piazza con coraggio, al grido del motto: “La terra a chi la lavora”. Erano gli anni delle lotte agricole, della rivolta contro l’arretratezza economica e sociale che regnava nel Fucino, dopo lo sfruttamento dei Torlonia. La Seconda Guerra Mondiale aveva lasciato gli strascichi della povertà materiale ma non dello spirito. Fu il periodo dello “sciopero alla rovescia”, dove i contadini andavano nel Fucino a lavorare, come forma di protesta, per la manutenzione delle strade e dei canali. Dove la polvere che entrava nei polmoni diventava l’orgoglio del riscatto della propria terra, che era unica fonte di sostentamento non solo per i contadini e per i braccianti ma per tutto il popolo marsicano che si unì alla protesta.

 

 

 

 

La folla in piazza IV Novembre a Celano, nel giorno dei funerali di Antonio Berardicurti e Agostino Paris

 

Umili nella vita e grandi nella morte

Era scritto su quello striscione che apparve sul palazzo comunale il 3 maggio successivo, il giorno dei funerali di Berardicurti e Paris. Tonino Berardicurti aveva ereditato questo dal padre: la grandezza dell’onesta e del lavoro. È stato un grande lavoratore, così lo ricorderanno tutti. Un instancabile lavoratore, orgoglioso delle sue figlie, Nory e Antonella, entrambe dottoresse.

Oltre a loro, lascia la moglie Pina Piccone.

I funerali, curati dall’agenzia funebre Marcanio, si terranno domani, 5 febbraio, alle 11, nella parrocchia del Sacro Cuore a Celano. Saranno celebrati da don Gabriele Guerra.

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