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Covid19 e autismo, autismo Abruzzo: “attivare servizi di emergenza dedicati”

Luna Zuliani di Luna Zuliani
24 Gennaio 2022
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L’Aquila. “Diverse famiglie hanno affrontato e affrontano questa significativa esperienza. Superata la notizia di essere positivi iniziano le difficoltà dell’isolamento imposto dalle regole per il contenimento del virus e le necessità del bambino o ragazzo autistico di continuare le sue attività. Difficile contenere per settimane un autistico dentro casa, difficile assicurare a lui e alla famiglia la serenità necessaria”. Queste le parole di Dario Verzulli di Autismo Abruzzo.

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“Diversi casi ci sono stati segnalati, tra loro differenti ma tutti molto significativi”, racconta Verzulli. “Una famiglia di Teramo ha affrontato il covid con tante difficoltà, costringendo alcuni familiari al ricovero. Ancora oggi per il ragazzo autistico le attività non sono state tutte ripristinate e lentamente si procede verso il ritorno alla normalità. A Pescara una famiglia con un solo genitore e con un bimbo autistico attende l’esito del tampone negativo. Fare il tampone ad un bambino autistico è operazione complessa, a volte difficile da portare a termine. Spesso segnaliamo alle asl di competenza di utilizzare i tamponi salivari o comunque modalità meno invasive. A L’Aquila una famiglia intera con un bambino autistico e con i nonni sono in isolamento da due settimane. Tutti positivi attendono il tampone liberatorio per recuperare la normalità. Gestire le necessità del bambino tra le mura domestiche, senza scuola e senza attività riabilitative è un’impresa ardua”.

“La gestione quotidiana della famiglia (spesa, servizi, ecc.)”, precisa, “richiede una rete di prossimità assicurata da amici e conoscenti. Ma quando questa rete non esiste cosa accade? Per necessità sanitarie il punto di riferimento è il medico di famiglia che, seppellito dagli adempimenti burocratici e dalle tante richieste degli assistiti, non riesce a fare visite e valutare casi complessi come quello di un bambino autistico. Insomma, siamo in un ‘lockdown mascherato’ che vede le scuole in affanno, le aziende in difficoltà per i dipendenti in isolamento e il sistema sanitario territoriale soffocato dal crescente numero di richieste.

“Forse per le famiglie con disabilità era il caso di attivare servizi di emergenza dedicati”, conclude Verzulli, “così come fu fatto nelle prime emergenze. Oggi, se una famiglia con autismo è in difficoltà non ha punti di riferimento ed anche i piccoli problemi quotidiani possono divenire insostenibili. L’esecuzione di un tampone per un bambino non collaborante può essere una dura prova e nonostante da mesi siano disponibili del test salivari pratici e semplici da usare risultano indisponibili nelle strutture pubbliche. Per semplificare si potrebbe dotare tutte le strutture territoriali delle ASL dei test salivari così da semplificare almeno questo processo per le famiglie con autismo”.

Tags: coronavirus
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