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Impianti di Ovindoli, associazioni a Liris: “Ruspe su habitat e specie rari sono sostenibili?”

Luna Zuliani di Luna Zuliani
5 Gennaio 2022
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L’Aquila. “L’Abruzzo è ‘Colosseo della biodiversità’, ruspe su habitat e specie rari sono sostenibili? Sarebbe come radere al suolo un’area archeologica invece di proteggerla e farla conoscere per i suoi valori”. Così le associazioni slo, soa, cai Abruzzo, lipu e Mountain Wilderness rispondono all’assessore regionale Liris sulla questione dei nuovi impianti ad Ovindoli bocciati dal tar.

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“Siti sic e zps tutelano patrimonio accertato da decine di scienziati e sono il vanto dell’Abruzzo a scala mondiale, la politica deve gestirlo adeguatamente”, proseguono, “Molte criticità ambientali nelle aree protette dai depuratori ai rifiuti, serve indirizzare gli investimenti sulla qualità del turismo in ogni stagione dell’anno”.

“L’Abruzzo è il ‘Colosseo della biodiversità’ a scala europea”, precisano le associazioni,  “a chi verrebbe in mente di mandare le ruspe per spianare parte del sito archeologico azzerando il valore del patrimonio? Il progetto dei nuovi impianti da sci bocciato dal tar prevedeva lo sbancamento con le ruspe di oltre 10 ettari di territorio d’alta quota con rarissimi habitat e specie protetti a livello europeo, per stessa ammissione dei proponenti. L’assessore regionale Liris parla di coniugare gli impianti con le emergenze naturalistiche senza però affrontare il nodo della questione: l’uso delle ruspe come può essere compatibile con valori ambientali così rilevanti, accertati da decine di scienziati e diverse università a cui si era rivolta la stessa regione per individuarli?”

“A parte le dure censure del tar sul procedimento amministrativo seguito da regione e comune che l’assessore dimentica di richiamare, Liris sbaglia pure clamorosamente citando il collegamento tra i comprensori di Ovindoli-Monte Magnola e di Rocca di Mezzo quando i nuovi impianti in questione avrebbero riguardato esclusivamente il primo”, affermano le associazioni, “Ha letto le carte? Sa di quale progetto stiamo parlando? Tra l’altro nelle scorse settimane gran parte delle piste e degli impianti della Magnola risultavano chiusi, nonostante l’innevamento (poi progressivamente svanito a causa delle alte temperature). Come mai si parla di ampliamento quando non funzionano gli impianti esistenti realizzati con grandi sacrifici ambientali? Se invece voleva prospettare veramente un ulteriore progetto ancora più impattante, sappia fin d’ora che tale collegamento tra comprensori non è interdetto da semplici ambientalisti ma da un Decreto dello Stato fin dal 2007”.

“Quindi si continua ad avere un approccio velleitario e a voler affermare un modello turistico completamente insostenibile per l’uso di suolo, acqua ed energia. Sulle Alpi in considerazione dei cambiamenti climatici stanno cercando nuove forme di turismo che si stanno imponendo. L’Abruzzo dovrebbe essere un modello in tal senso, visto che ha una biodiversità unica mentre rischiamo di rimanere indietro”.

“Purtroppo in questi anni la politica regionale di ogni colore ha inseguito vecchi modelli che prevedono la spesa di decine di milioni di euro pubblici in un’unica direzione, quella dello sci da discesa, addirittura affossando, tenendoli nel cassetto, i piani di gestione di SIC e ZPS che pure avevano finanziato e che contenevano proprio quelle misure e quegli interventi concreti sul territorio per garantire e anzi migliorare la coesistenza tra comunità e patrimonio ambientale. Gli stessi investimenti perché non destinarli ad attività turistiche meno impattanti e in fortissima crescita in tutto il mondo? A Caramanico nel parco della Maiella, giusto per prendere un esempio, in questi giorni c’era il pienone e non ci sono impianti da sci da discesa. Oppure perché non spendere prioritariamente le risorse pubbliche per risolvere atavici problemi ambientali che deturpano proprio i centri turistici dell’altopiano delle Rocche, dai depuratori che non funzionano alle discariche abbandonate?” concludono le associazioni.

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