“Solo una goliardata”.
Lo ha detto il molestatore di Empoli che ha dato una pacca sul sedere della giornalista Greta Beccaglia dopo la partita con la Fiorentina. “A casa mi hanno detto: ‘Come ti è venuto in mente?’, racconta il giovane, “me l’ha detto anche la mia compagna. Sanno che non sono una persona cattiva”.
“Mio figlio ha fatto una cavolata, ma è un bravo ragazzo, siamo una famiglia per bene”.
Questo lo ha detto invece il padre del giovane che l’altra sera ha accoltellato un carabiniere a Torino dopo una rapina.
E sul caso dei ragazzi di Luco dei Marsi (L’Aquila) che su Instagram si riprendono in posizioni ambigue mentre maltrattano e picchiano una bambola gonfiabile proprio nel giorno dedicato alla lotta contro la violenza sulle donne, cosa è successo?
La stessa cosa. “Solo ironia”, si sono difesi, uno scherzo. L’unica differenza è che in questo caso nessuno ha chiesto scusa. Anzi, hanno cercato di denigrare anche la giornalista che ha scritto l’articolo e l’intera testata.
E sulla pistola postata con sotto il nome del giornalista, direttore della testata, cosa è successo?
La stessa cosa. Solo “una pistola giocattolo”, hanno ribadito i ragazzi nel profilo dietro al quale si nascondono. Uno scherzo insomma.
Tutto questo non è normale. Di questo passo le cose non cambieranno mai.
Quello che è successo a Luco è stato denunciato da un giornale, e neanche questo è normale.
Non sarebbero dovuti essere i giornalisti a presentare una denuncia alle autorità, come è stato, su un post visto da centinaia di persone. L’indignazione sui social non basta più. Serve che parlino le associazioni, gli ordini professionali, le forze dell’ordine.
Non dovremmo arrivare all’indignazione per certe cose, ma dovremmo evitarle, dovremmo cambiarle, cambiarle prima.
Negare l’evidenza è il modo migliore per non cambiare mai. Non cambiare significa che le cose andranno sempre così, o anche peggio.
Affinché ci sia un cambiamento, un cambiamento interiore, serve un costruttivo dialogo intergenerazionale e non il chiassoso consenso dei genitori.
Bisogna fare questo affinché tutto l’entusiasmo giovanile, la creatività, la ribellione siano investiti per il bene e non per il male.
Alzare muri tra generazioni è sbagliato, bisogna abbatterli e capire cosa spinge ad atteggiamenti sconvenienti che agli occhi di chi li compie, e spesso anche dei loro genitori, sembrano positivi.
Bisogna accogliere il segno dei tempi che cambiano, ma non condividerli a priori dimenticando gli antichi valori, che restano sempre valori e che non soccombono al tempo.
Il dialogo, non l’accondiscendenza sterile, è la strada giusta, anche se è una strada tortuosa.