Capestrano. La Lega Italiana per la Protezione degli Uccelli e la Stazione Ornitologica Abruzzese hanno depositato un ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale di L’Aquila contro il nulla osta rilasciato dall’Ente Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga per la realizzazione di un pontile, riduzione della vegetazione delle sponde e la navigazione ad uso turistico nel piccolo laghetto di Capodacqua a Capestrano (AQ) sul fiume Tirino.
Dichiara l’Avv. Herbert Simone, che difende le due associazioni “Il nulla osta è fondato su una Valutazione di Incidenza Ambientale “postuma” e a “sanatoria”, cioè fatta a lavori realizzati. Recentemente il Consiglio di Stato ha chiarito che tale valutazione non può essere mai rilasciata a sanatoria in quanto gli impatti devono essere stabiliti preventivamente, onde evitarli. Ci pare una questione di buon senso: sarebbe come fare i calcoli strutturali di un edificio dopo averlo costruito. Tra l’altro si rischia di creare un precedente assai pericoloso, soprattutto se deciso da un parco nazionale.”
La vicenda nasce da un esposto della SOA che durante un sopralluogo in primavera si era accorta della realizzazione delle opere, con riduzione della vegetazione spondale e realizzazione di un piccolo pontile per l’attracco di una barca. Si scoprì che il comune aveva dato l’autorizzazione senza il nulla osta del parco, che aveva rilasciato solo un mero parere sullo studio di incidenza.
Dichiara Massimo Pellegrini, naturalista e presidente della SOA “Il turismo nelle aree protette è senz’altro importante ma allo stesso tempo e a maggior ragione non si deve depauperare il patrimonio ambientale. Gli uccelli hanno la cosiddetta “distanza di fuga” quando avvertono la presenza di un potenziale pericolo, in questo caso l’uomo. Gli anatidi e altre specie acquatiche fuggono anche a 50-100 metri di distanza. Il laghetto in questione è di piccole dimensioni per cui la presenza di una barca in navigazione sostanzialmente allontanerebbe del tutto dall’area la maggior parte degli animali protetti. Tra l’altro facciamo i censimenti in inverno lungo il fiume Tirino da due decenni: ebbene, al contrario delle altre aree umide del parco e limitrofe, vi abbiamo riscontrato un netto decremento numerico della fauna presente, sia in termini di numero di individui che di specie differenti. L’area Tirino-Capodacqua nell’inverno 2021 ha subito un netto crollo del contingente svernante di uccelli acquatici, passando dalla media di 467 individui dei censimenti del periodo 2006- 2019 a soli 160 osservati nel 2021. Evidentemente le attività turistiche stanno già pesando sull’area come impatto. Si tratta di ambienti di limitata estensione che costituiscono una delle poche aree di rifugio e/o nidificazione per tante specie come il Tuffetto, il Moriglione, la Moretta, il Porciglione.”
Dichiara Stefano Allavena, delegato della LIPU abruzzese “Non possiamo continuare a parlare di sostenibilità a chiacchiere. Gli animali e in particolare quelli acquatici che hanno visto diminuire le aree umide disponibili del 90% in pochi decenni in Italia, hanno un disperato bisogno di zone tranquille dove nidificare, dove svernare e dove mutare le penne (e in questo periodo sono ancora di più sensibili al disturbo in quanto non possono volare). Capiamo che a qualcuno non esperto possa sembrare innocuo e piacevole navigare su un lago ma non siamo in un parco giochi o in un’area cittadina ma in una zona protetta a livello comunitario nata per conservare fauna e flora. Per l’etologia di queste specie, anche il solo via vai continuo delle persone causa l’allontanamento degli animali dai nidi, con fallimento degli stessi in quanto le uova non più covate si raffreddano con la morte degli embrioni oppure rimangono più esposte ai predatori. Non a caso per osservarli i parchi costruiscono i capanni di osservazione mimetizzati tra la vegetazione per permettere una fruizione leggera e non invasiva. Le aree protette dovrebbero perseguire anche l’obiettivo di far comprendere ai turisti l’esistenza di alcuni limiti”.