Sono fenomeni sistematici, come i flussi di persone in ingresso dalle frontiere, combinati con quelli casuali, come gli assembramenti di massa, ad alimentare l’alto numero di casi nel Nord Est del Paese, dove si concentrano le 20 province con l’incidenza più elevata, sulle 107 italiane: lo suggeriscono le analisi del matematico Giovanni Sebastiani, dell’Istituto per le Applicazioni del Calcolo ‘M.Picone’, del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr). L’attuale fase di espansione in Italia, osserva l’esperto, “è analoga a quella dell’inizio del 2020, originata nella provincia di Bergamo, dove tra i fattori principali di tipo sistematico c’erano le attività produttive locali con forti connessioni con l’estero, accanto a fattori di tipo causale come la partita dell’Atalanta agli ottavi di finale della Champions League a febbraio 2020”.
Sebastiani osserva che “all’origine della fase espansiva dell’epidemia in cui si trova il nostro Paese siano fattori sia di tipo sistematico, come i flussi di persone in entrata attraverso le frontiere, in particolare quelle con Slovenia e Austria, provenienti dal blocco di stati dal Mar Baltico al Mar Egeo dove i valori dell’incidenza erano già alti, sia di tipo casuale, come gli assembramenti di massa a Trieste. Altri due fattori rilevanti di tipo sistematico sono la stagione fredda, con un aumento del tempo di presenza delle persone nei locali chiusi, dove il contagio avviene anche via aerosol, e le attivita’ scolastiche dove al momento la copertura vaccinale e’ bassa. L’onda epidemica si è poi diffusa in Veneto, Emilia Romagna e Marche”. Alla luce di queste considerazioni, secondo l’esperto, “sarebbero auspicabili, sia nel presente che nel futuro in condizioni simili, controlli capillari dei flussi di persone in entrata attraverso le frontiere”.
Le analisi di Sebastiani indicano che fra le 20 province con i valori di incidenza più alti ci sono tutte e quattro quelle del Friuli Venezia Giulia, le due del Trentino Alto Adige, sei delle sette province venete (manca Verona, che è quella più a Ovest), quattro delle cinque province della parte Est dell’Emilia Romagna e due delle cinque province delle Marche. Le due province rimanenti, quelle di Aosta e Imperia, sono comunque al confine Ovest del paese. Il valore più grande dell’incidenza è a Trieste.
“Essendo comunque già avvenuta la diffusione a distanza, sarebbe opportuno ripristinare efficaci misure al momento non più presenti, come ad esempio il controllo della temperatura all’ingresso dei centri commerciali e l’obbligo della mascherina all’interno, specialmente in vista delle prossime attività pre-natalizie, e nelle province con incidenza più alta, l’obbligo sarebbe auspicabile anche all’aperto”, osserva Sebastiani. L’esperto rileva infine che è chiaro che, grazie ai vaccini, possiamo limitare il numero di casi gravi e decessi, ma con alti valori dell’incidenza aumenta il rischio dello sviluppo di nuove varianti che potrebbero essere insensibili ai vaccini correnti, come sembra stia accadendo ora con la nuova recente variante sudafricana. i dati che saranno prossimamente acquisiti potranno chiarire la questione”.
Ecco di seguito le 20 province con i valori più alti relativi all’incidenza (numero di casi positivi su 100.000 abitanti a settimana): Trieste (675), Gorizia (540), Bolzano (461), Forlì-Cesena (345), Rimini (279), Padova (268), Aosta (255), Treviso (245), Venezia (242), Ravenna (232), Pordenone (227), Vicenza (223), Imperia (202), Ascoli Piceno (200), Udine (198), Rovigo (180), Fermo (169), Belluno (166), Bologna (163), Trento (159).