Pescara. Era Covid con un work in progress da Trieste in giù. La ripresa parte dai grandi sistemi urbani del Centro-Nord, che si dimostrano più resilienti al Covid e scalano la classifica del Rapporto sulla Qualità della Vita in Italia, di ItaliaOggi e Università La Sapienza di Roma, in collaborazione con Cattolica Assicurazioni, giunta al la 23/ma edizione. La provincia di Bologna che era 27ma lo scorso anno ora è quarta, quella di Milano guadagna ben quaranta posizioni, dalla 45ª alla quinta, Firenze passa dalla 31ma alla sesta, in un ranking che vede al top la provincia di Parma, seguita sul podio da Trento e Bolzano. Le ultime sono tutte del Sud: quest’anno la maglia nera va a Crotone, preceduta da Napoli e Foggia (che era ultima lo scorso anno). A metà classifica Roma, che scivola al 54/mo posto (l’anno scorso era al 50/mo), seguita dalla prima provincia meridionale per qualità della vita, che è Matera.
L’incoronazione di Parma, in testa alla classifica sulla Qualità della Vita 2021, “non è un punto di arrivo ma di partenza, per una città sempre più a vocazione europea e con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita dei suoi cittadini”, scrive, sul suo profilo Facebook, il sindaco della città emiliana, Federico Pizzarotti. “La pandemia non ha colpito in egual modo tutte le zone del Paese, mettendo a nudo aree di vulnerabilità, a sorpresa, anche nel Nord del Paese. Ma, d’altro canto, ha messo in evidenza la capacità di reazione di altre zone e delle Metropoli, in particolare”, spiega il coordinatore della ricerca, Alessandro Polli, del dipartimento di Scienze sociali e economiche della Sapienza. E verosimilmente, a suo avviso, “nella fase di uscita dall’emergenza pandemica, sono le grandi aree urbane del Centro-Nord che hanno mostrato la maggiore resilienza”.
Il rapporto prende in considerazione nove dimensioni d’analisi (affari e lavoro, ambiente, disagio sociale e personale, istruzione formazione capitale umano, popolazione, reddito e ricchezza, sicurezza, sistema salute e tempo libero). Piazzandosi al top in quattro di queste (affari e lavoro, ambiente, istruzione, reddito) la provincia di Parma si aggiudica la cima della classifica, seguita da Trento, che conferma la seconda posizione dello scorso, seguita sul podio da Bolzano, che lo scorso anno era risultata ottava. Secondo le rilevazioni compiute per il rapporto, la qualità della vita è “buona” o “accettabile” in 63 province su 107, mentre lo scorso anno erano 60 su 107. Tradotto in termini di popolazione, 22 milioni 255 mila residenti (pari al 37,4% della popolazione italiana) vivono in territori contraddistinti da una qualità della vita scarsa o insufficiente, contro i 25 milioni 649 mila residenti della passata edizione, pari al 42,5% della popolazione.
Il rapporto conferma ancora una volta il gap territoriale: “Emerge un quadro di profonda frattura tra le province del Centro Nord, dove la qualità della vita migliora, e quelle del Mezzogiorno”, dove “continua a mantenersi stabile su livelli insufficienti o addirittura a peggiorare”. Eppure, leggendo le tabelle, Polli scorge anche altre tendenze: “province ‘minori’, non necessariamente collocate nel Nord del Paese, sono contraddistinte da un notevole dinamismo, non soltanto imprenditoriale”, e la seconda, “riguarda l’emersione di significative aree di disagio sociale e personale non necessariamente dislocate in Italia meridionale e insulare”. “A questo punto”, sottolinea Marino Longoni, condirettore di ItaliaOggi, “il problema di fondo del Paese è probabilmente quello di capire come sia possibile gestire al meglio i fondi del Pnrr di fronte ad un Mezzogiorno sostanzialmente incapace di reagire alla crisi sanitaria, ma anche sociale, politica ed economica che ha investito l’Italia, evitando che queste risorse si disperdano nei soliti mille rivoli di un clientelismo ostile a investimenti e innovazione, mentre le metropoli del Nord hanno già innestato una marcia in più e si preparano a recuperare il terreno perso”.