L’Aquila. Una realtà a prova di break calcistico da fine primo tempo. Tutto quello che serve a non più di un quarto d’ora a piedi da casa: lavoro, negozi, strutture sanitarie, scuole, impianti sportivi, spazi culturali, bar e ristoranti. E’ la città dei 15 minuti: un concetto elaborato dall’urbanista franco-colombiano della Sorgona Carlos Moreno, inserito l’anno scorso nel programma elettorale della sindaca di Parigi, Anne Hidalgo, e riproposto anche dal neo-sindaco di Roma, Roberto Gualtieri. La città dei 15 minuti vuole riportare nei quartieri delle metropoli tutto quello che serve per vivere e lavorare, e che l’urbanistica del 900 ha spostato nelle periferie o nell’hinterland. Entro un quarto d’ora a piedi da casa, il cittadino deve poter trovare quelle che Moreno chiama “le 6 funzioni urbane essenziali: vivere, lavorare, fornire, curare, imparare, godere”. Ovvero: luoghi di lavoro (anche in coworking), negozi, ambulatori, scuole, impianti sportivi, spazi culturali, luoghi di aggregazione. In pratica, è la negazione della maggior parte dell’urbanistica del Novecento, che ha separato le abitazioni dai luoghi di lavoro e dai servizi, imponendo alla gente di spostarsi in auto o in mezzo pubblico. Una scelta che poteva avere un senso quando le fabbriche erano altamente inquinanti, ma che oggi genera solo traffico, polveri sottili e gas serra. La situazione poi è stata aggravata dall’arrivo dei grandi centri commerciali, che hanno decentrato lo shopping fuori città.
Il risultato è che oggi i cittadini sono costretti a passare un pezzo consistente della loro vita rinchiusi nelle automobili, nei bus e nelle metro. La città dei 15 minuti vuole ripensare l’assetto urbano per ritornare al quartiere, alla vita sotto casa e alla socializzazione. Vuole ridurre gli spostamenti in auto e quindi il numero dei veicoli, trasformando i posteggi in isole pedonali e luoghi di aggregazione, moltiplicando gli usi degli edifici (il cortile di una scuola che nel finesettimana diventa parco giochi). Per Carlos Moreno occorre “decostruire la città”. In una intervista a ehabitat.it, l’urbanista spiega che bisogna “trasformare lo spazio della città altamente monofunzionale, con le sue diverse aree specializzate, in una realtà policentrica”. Moreno parla anche di “topofilia”, di sviluppare l’amore delle persone per il quartiere dove abitano. In Italia un recente sondaggio di Ipsos per Legambiente ha rivelato che la maggior parte dei cittadini apprezza la città dei 15 minuti e tutto quello che comporta. Tuttavia, la considera anche non realistica. Il concetto di “Città dei 15 minuti” non è del tutto nuovo. A Barcellona ci sono già i “superblocchi”, isolati pedonalizzati. Sidney da qualche anno si vanta di essere una “20 minutes city”, mentre a Portland in Oregon sono sorti i “quartieri dei 20 minuti”. Nell’Olanda patria delle bici, si calcola che già oggi l’80% degli insediamenti urbani risponda al concetto dei 15 minuti. A Roma il neo-sindaco di Roma Gualtieri ha fatto di questa visione urbanistica un punto forte della campagna elettorale, e anche il primo cittadino di Milano Giuseppe Sala l’ha sposata.