
Alla notizia delle dimissioni di un medico che da oltre 15 anni prestava servizio proprio all’interno della casa di reclusione si è andata sommando quella che potrebbe riguardare la fuoriuscita, dal novero dei professionisti attualmente operanti in struttura, di altre 3 dottoresse a quanto pare in procinto di partecipare ad altrettanti corsi di specializzazione.
Se così fosse, anche se le voci in merito sembrerebbero sempre più incalzanti, l’apparato carcerario sulmonese si ritroverebbe a dover operare con soli 3 dei 7 medici finora impiegati.
Non si hanno notizie di avvisi pubblici in materia e volti a ricercare sostituti, ammesso che ce ne siano.
Il problema è che se la data del 1 novembre dovesse essere quella che andrebbe ad attivare un’eventualità del genere, ci ritroveremmo di fronte ad una situazione che andrebbe oltre l’emergenza.
Non si riuscirebbe a garantire la copertura h12, strutturazione presente ad Avezzano, ove insistono 60 detenuti e già di per sé opinabile, figuriamoci quella contemplata per un carcere, che al suo interno fra qualche tempo ospiterà 600 mafiosi e che non può prescindere da una impostazione, così come sempre fatto sinora, sulle ventiquattro ore.
Non c’è più tempo da perdere, quindi.
Bene farebbe a tal proposito la ASL 1 L’Aquila-Avezzano-Sulmona a prendere urgentissimi provvedimenti anche perché, e bisogna ricordarlo sempre, il carcere è un mondo a sé… purtroppo”.