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La denuncia dei sindacati: I carabinieri senza green pass sfrattati dalle caserme

Francesca Lelli di Francesca Lelli
15 Ottobre 2021
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L’Aquila. “Carabinieri senza Green pass sfrattati dalle caserme”, questa la denuncia di un sindacato, dopo che l’obbligo del certificato verde ha introdotto oggi una novità che non riguarda solo la Benemerita ma tutte le forze armate, i corpi armati e non dello Stato e, più in generale, chi per lavoro vive ‘accasermato’. Senza green pass, tampone o esenzione deve sloggiare. L’obbligo del green pass non si applica però a chi vive negli alloggi di
servizio, che non sono considerati luoghi di lavoro. A lanciare l’allarme è stato, da Bologna, il Nuovo sindacato
carabinieri.

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“L’Arma ha dato ordine a tutti i carabinieri alloggiati nelle caserme di uscire dalle camerette se non sono in possesso dal Green pass da questa mezzanotte”, spiega la sigla sindacale, aggiungendo che il Comando generale “avrebbe dato la disposizione di ordinare a chi occupa le camere di lasciarle”, già dalla notte scorsa.

“Nessun decreto ha mai imposto una azione del genere che non ha precedenti nella storia dell’Arma”, prosegue il
sindacato, che “interverrà in ogni luogo per difendere i propri colleghi cacciati in mezzo alla notte”. In realtà, dal
Comando generale fanno sapere che nessuno è stato buttato giù dalla branda, ma viene confermato che al militare
senza Green pass non può essere consentito di entrare in caserma, nemmeno se vi dorme, a meno che non sia
beneficiario di un alloggio di servizio. Si tratta, spiegano, non di un’autonoma iniziativa, ma della diretta
applicazione delle “Linee guida in materia di condotta delle Pubbliche amministrazioni” sull’obbligo del Green
pass, valide per tutti. Più nel dettaglio la legge, recepita dalle varie circolari, prevede che i militari debbano dotarsi
di “idoneo titolo di accesso al reparto”, vale a dire Green pass, tampone, o esenzione rilasciata da un medico
vaccinatore (e non dal medico di famiglia).

In mancanza, il militare non potrà dunque svolgere servizio e non potrà entrare in caserma, e ciò vale anche per il personale “accasermato a qualsiasi titolo”, ma non anche per i beneficiari di quegli alloggi di servizio che vengono assegnati temporaneamente per svolgere l’incarico (cosiddetti Asgi, per i carabinieri). Senza Green pass il militare è ‘assente ingiustificato’, con conseguente sospensione dallo stipendio e impossibilità di accedere anche alla mensa. Non c’è nessuna violazione, né penale, nè disciplinare, ma chi viene sorpreso nel reparto senza Green pass rischia una multa. L’obbligo di Green pass non riguarda solo i militari, ma tutti coloro che accedono alla caserma “per fini lavorativi, di formazione o di volontariato” (nelle circolari esplicative si citano i corrieri, gli addetti ai distributori automatici, il personale del catering, ecc.).

Sono invece esonerati dall’esibizione del green pass coloro che accedono in caserma per ragioni non lavorative – come ad esempio il cittadino che deve presentare una denuncia, le persone fermate per controlli, i familiari diretti agli alloggi di servizio – e quelli che sono esenti dalla campagna vaccinale “sulla base di idonea certificazione medica”.
Una circolare che va nella stessa direzione è stata emanata dal Dap, il Dipartimento dell’amministrazione
penitenziaria. Anche qui si distingue tra gli accasermati e quelli che abitano in alloggi di servizio, “che non sono
luoghi di lavoro”, e si spiega inoltre che il Green pass, regola che vale per tutta la Pa, non è mai obbligatorio per gli
utenti, cioè coloro che si recano in un ufficio pubblico per l’erogazione del servizio che l’Amministrazione è tenuta
a fornire. E così non dovranno mostrare la certificazione verde, ad esempio, i familiari dei detenuti o degli arrestati,
o i loro difensori. Sempre sul fronte del Green pass in uniforme, da segnalare quella che il Siam, sindacato
aeronautica militare, definisce un’iniziativa storica: il primo ‘sit-in’ dell’aeronautica davanti ai cancelli d’ingresso
della base siciliana di Sigonella contro “il certificato verde pagamento”.

Il presidio, cui hanno partecipato alcune decine di manifestanti, si è svolto negli orari previsti, ossia: dalle 7 alle 7.25. Una protesta pacifica, ha spiegato Alfio Messina del Siam, per rivendicare “la libertà di entrare liberamente nel luogo di lavoro senza dover mettere mano al portafoglio, usufruendo di tamponi gratuiti, garantiti dallo Stato”.

Tags: coronavirus
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