L’Aquila. La prima settimana del ritorno in aula va in archivio con le prime classi finite in quarantena e il rischio, paventato da molti, che la situazione possa peggiorare con il passare del tempo. La scuola, per restare in presenza, come auspicato dal ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, dovrà cercare di vincere la dura sfida del tracciamento, con la speranza inoltre che il numero di vaccinati salga ancora di più. Ma i problemi legati al nuovo anno scolastico, il secondo in epoca Covid, sono anche quelli del sovraffollamento eccessivo delle classi e del trasporto pubblico, come ha sottolineato oggi Agostino Miozzo, ex coordinatore del Cts ed ex consulente del ministro dell’Istruzione.
“La situazione era ampiamente prevedibile”, ammettono inoltre i presidi, spiegando che “fino ad ora la tendenza è stata quella di mettere l’intera classe in quarantena in caso di postività di un alunno”. Quindi, il rischio, che si vuole in
ogni modo scongiurare, è che l’anno scolastico appena cominciato ricalchi per larga parte quello passato, con la presenza in aula a singhiozzo. Proprio per ridurre quarantene e didattica a distanza, l’obiettivo che ci si starebbe ponendo è quello di creare delle cosiddette “micro bolle” sul modello tedesco, ricalcando quanto già avviene oggi sugli aerei nei casi cui vengano scoperte positività. Vale a dire limitare l’isolamento ai contatti strettissimi di chi viene colpito dal virus. “Però le Asl”, spiega il presidente dell’Associazione Nazionale Presidi, Antonello Giannelli, “non hanno la possibilità di fare indagini a tappeto e quindi la cosa più semplice e sicura è quella di mettere in quarantena tutte le classi con un caso di positività”.
Si tratta di 10 giorni di isolamento per gli studenti non vaccinati e di 7 per quelli vaccinati. “Bisogna pensare”, ha continuato Giannelli, “che in Italia ci sono 400 mila classi, circa. La metà sono di under 12 e quindi non possono vaccinarsi ancora e l’altra metà, invece, è per gran parte vaccinata, ma potrebbe sempre positivizzarsi. E’ chiaro che più gente si vaccina e meno ragazzi in quarantena avremo”.
Contact tracing a parte, ad allarmare gli esperti sono anche le condizioni del trasporto pubblico locale e delle cosiddette “classi pollaio”, contro le quali si sono impegnati numerosi ministri dell’Istruzione nel tempo. Il trasporto pubblico – sostiene l’ex coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico, “è rimasto pressoché tale e quale; ci sono ancora troppe classi numerose e s’è fatto ben poco per risolvere il problema dell’aerazione delle aule”.
Difficoltà e problematiche per le quali scenderanno in piazza il prossimo 20 settembre, in tutta Italia, docenti e lavoratori della scuola. “Non accettiamo lo scempio di Regioni e Comuni che tengono chiuse le scuole secondo il proprio variabile arbitrio”, spiega il Comitato priorità alla scuola che chiede “l’abrogazione della norma che consente la formazione di classi-pollaio”. “Sono bastati pochi giorni di scuola”, aggiunge poi, “per constatare che la Dad è entrata nelle attività disciplinari senza alcun preavviso alle scuole superiori: nonostante i proclami del Ministro Bianchi che la Dad sarebbe rimasta solo come misura eccezionale per quarantene di singoli e focolai, in realtà da Nord a Sud lo strumento eccezionale è diventato strutturale”.