Grazie al Pnrr “avremo investimenti per aumentare il numero dei laureati e dei dottorati, per formare nuove competenze che dovranno guidare il Paese nel futuro tecnologico, digitale, della transizione ecologica: ma se queste competenze continueranno ad avere retribuzioni inadeguate continueremo a parlare di cervelli in fuga. E non ce lo possiamo permettere”. Lo dice in un’intervista a ‘Il Mattino’ Maria Cristina Messa, ministro dell’Università e della Ricerca. Fra i temi c’è anche l’interruzione della produzione dei vaccini anti-Covid in Italia: “Anche in questa occasione abbiamo pagato una certa latenza in alcuni aspetti decisionali di governo” commenta. Va però detto “che per una corsa di questa portata non basta l’esperienza di ricerca italiana o di piccoli gruppi come quelli che caratterizzano il nostro territorio. Abbiamo visto le esperienze negli altri Paesi dove c’è stata una scommessa molto forte: le grandi imprese si sono messe a produrre il vaccino prima ancora, non solo di essere autorizzate, ma addirittura di sapere se avrebbe funzionato”.
Quando parliamo di volumi con una portata mondiale, “non credo che l’Italia avrebbe mai potuto affrontare da sola questa sfida”. Altro conto “è ragionare a livello europeo, e su questo, in realtà, le basi ci sono state e ci sono”. Secondo il ministro la pandemia ha restituito “un clima e un’aspettativa diversa nei confronti della ricerca” e “credo si stia recuperando almeno in parte la fiducia lasciata sul terreno negli anni. Tutto questo ora non va sprecato. Gli investimenti devono essere guidati da scelte volte a coinvolgere di più giovani, donne in particolare, e dare forza alle competenze più richieste dal Paese, fra cui quelle Stem hanno sicuramente rilevanza, particolarmente nel Mezzogiorno”.