L’Aquila. “E’ la variante delta oramai a circolare quasi esclusivamente anche in Abruzzo, con l’inconveniente che è molto più contagiosa, e colpisce le persone in giovane età, nella fascia anagrafica dove la vaccinazione ancora non arriva alle soglie della cosiddetta immunità di gregge”.
Così il primario del reparto di malattie infettive dell’ospedale San Salvatore dell’Aquila, Alessandro Grimaldi, nel fare il punto della situazione sulla pressione dei contagi sulle strutture sanitaria nel capoluogo regionale.
“Non bisogna abbassare la guardia”, spiega ancora, “il virus è un essere estremamente ‘scaltro’, che per sopravvivere si evolve. E’ già accaduto nel suo passaggio dalla Cina all’Europa, poi c’è stata la cosiddetta variante ‘inglese’ ora la variante ‘delta’, con una ulteriore modifica selettiva del virus, nella sua struttura esterna”.
“Nel mio reparto purtroppo la situazione non è rosea: i ricoveri in area medica sono paragonabili a quelli dell’anno scorso, ieri avevamo tutti i posti occupati, 24 su 24. Poi siamo riusciti a liberarne 5, ma il tasso di occupazione rimane sempre critico. Quello che deve far riflettere è che la quasi totalità dei ricoverati non è vaccinato e sono loro a rischiare maggiormente di finire in terapia intensiva, nel vicino G8”. Così il primario del reparto di malattie infettive dell’ospedale San Salvatore dell’Aquila, Alessandro Grimaldi, nel fare il punto della situazione sulla pressione dei contagi sulle strutture sanitaria nel capoluogo regionale.
“La differenza fondamentale rispetto allo scenario della seconda ondata”, spiega ancora Grimaldi, “sono i vaccini, di cui testiamo la loro efficacia proprio nel reparto: è vero che anche chi è vaccinato può finire in ospedale, visto che non dobbiamo commettere l’errore di considerare il vaccino come una barriera che mette al riparo dal contagio, ma come una immunoprofilassi attiva, che consente all’organismo di riconoscere l’agente infettivo e contrastarlo. Accade però che i pochi ricoverati vaccinati, hanno generalmente una patologia molto più lieve, rispetto ai non vaccinati, che sono la stragrande maggioranza”, conclude l’infettivologo, “e che hanno tutti quadri clinici molto più severi e rischiano complicanze polmonari, ovvero di andare in rianimazione”.