L’Aquila. Numeri che fa ben sperare in una fine vicina dell’incubo pandemia. “L’andamento dell’epidemia è ancora in crescita ma diminuisce l’accelerazione, ovvero la velocità di crescita dei nuovi casi. Non siamo dunque ancora in una fase di decrescita della curva ma la crescita è meno intensa di prima”. Lo ha sottolineato l’epidemiologo Cesare Cislaghi, già presidente dell’Associazione italiana di epidemiologia. Se il trend attuale sarà mantenuto, rileva, “si va verso una diminuzione dei casi e la crescita si arresterà”. Ciò, afferma Cislaghi, “in virtù del venir meno delle più accentuate condizioni di assembramento verificatesi a metà-fine giugno e grazie anche alle vaccinazioni”. Secondo l’esperto, “si dovrebbe arrivare ad un arresto della crescita epidemica in circa una settimana, per poi avere una lenta fase di decrescita, ma i tempi”, ha precisato, “non sono ovviamente prevedibili con certezza e va tenuto conto di eventuali variabili che possono nel frattempo presentarsi”.
“Ci sono due misure dell’epidemia: una”, afferma Cislaghi, “è l’estensione, ovvero il numero di contagi che si registrano, e l’altra è la gravità ovvero il numero di casi gravi ospedalizzati e decessi. Si tratta di due misure importanti che devono essere valutate congiuntamente, poichè la seconda è sempre funzione anche della prima”. Per questo, chiarisce l’esperto anche nel proprio blog ‘MADE IN BLOG’, è “scorretto valutare il trend dei ricoveri prescindendo dal trend dei contagiati: la dinamica dell’epidemia è determinata dal numero di persone che contraggono il virus, e poi eventualmente la gravità del contagio è specificata dalla percentuale di positivi che vengono ricoverati”. Pertanto, scrive Cislaghi, la “scelta del governo di adottare degli indicatori di occupazione dei posti letto invece che di incidenza dei contagi fa pensare che ci sia più preoccupazione per la sostenibilità dell’offerta ospedaliera che della salute della comunità.
Si osservi infatti, in particolare, che un parametro di occupazione di posti letto è probabile che superi una determinata soglia molti giorni dopo che è stata superata l’analoga soglia dell’incidenza di contagi. Ugualmente se si predispongono delle misure di contenimento alla diffusione dei contagi il loro effetto lo si potrà vedere molto prima valutando i parametri dell’incidenza dei contagi che quelli della prevalenza dei ricoveri”. Quindi, in definitiva, conclude, “è opportuno che si predispongano tutti gli indicatori disponibili, sia quelli di contagio che quelli di assistenza e di letalità, ma si consideri che ai fini della determinazione delle misure di contenimento l’indicatore più sensibile e più tempestivo rimane l’indicatore di accelerazione della velocità di espansione dell’epidemia, cioè l’indicatore di Replicazione Diagnostica, l’RDt, che purtroppo attualmente poche istituzioni adottano”.