In occasione delle Giornate del Perdono del 1-2 Agosto a Castelvecchio Subequo verranno riaperti al pubblico il Convento e il Chiostro Francescano, gravemente danneggiati dal sisma del 6 aprile 2009. Il Convento e il Chiostro sono stati edificati tra il 1267 e 1288 fino al 1651 erano visibili affreschi del 1400 che ornavano buona parte del Chiostro inferiore con la vita e i miracoli di San Francesco.
La scrittrice Katia Agata Spera, in questa occasione, è stata invitata a presentare il suo libro, all’interno del Chiostro Francescano, dall’Associazione Sanguis Francisci promotrice insieme ai Frati Minori, conventuale di Castelvecchio Subequo, dell’organizzazione Del Perdono. La presentazione avrà luogo nella giornata di Domenica 2 Agosto alle ore 19:00. Katia Agata è nata a Castelvecchio Subequo ma, per volontà dei genitori,con la famiglia si è trasferita ad Avezzano, quando aveva 6 anni. Il romanzo Riprenditi La Vita evoca un’avventura nel mondo degli modelli sociali e culturali della civiltà agropastorale dopo il fallimento del fascismo e gli orrori della seconda guerra mondiale e simboleggia il viaggio delle aspirazioni, delle illusioni e dei successi che caratterizzano la condizione esistenziale delle generazioni del dopoguerra, che erano alla ricerca di punti saldi di riferimento verso la liberazione dal dolore, dai luoghi comuni e dalle consuetudini, come Cinziache rappresenta la protagonista del romanzo. Il romanzo di Katia Agata Spera è un romanzo di formazione che raccoglie sentimenti, progetti, emozioni, è quindi il genere letterario che racconta la protagonista verso la maturazione e l’età adulta inquadrando i contesti socio culturali nei quali le vicende si snodano. Riprenditi La Vita narra una storia che si dipana in una piccola realtà dell’entroterra abruzzese, in modo che ogni lettore possa ritrovare il proprio paese. In realtà, in questo suo romanzo, il lettore di Castelvecchio Subequo riesce a carpire che molte delle descrizioni riporta appartengono al proprio paese, così come la Piazza, la Chiesa e il Convento di San Francesco, la scuola elementare, le stradine corridoi del vento, i muri impreziositi dalla parietaria, la fonte, il fiume con i salici piangenti, le gallerie scavate nella Roccia nella strada che conduce a Sulmona. Le ambientazioni rappresentano le memorie del vissuto di Katia Agata ancora fortemente ancorata alle sue origini, al paese che l’ha vista nascere, ai luoghi, alle persone che hanno contribuito alla sua crescita emotiva e mantiene sempre vivo, come lei stessa richiama nel suo romanzo, con le parole di Marcel Proust, l’edificio immenso del ricordo.