L’Aquila. Iniziano a produrre i primi effetti il grido d’aiuto lanciato dal componente della segreteria confederale Cst Uil Adriatica Gran Sasso, Mauro Nardella, sulla necessità di rendere strutturale l’impiego degli Operatori Socio Sanitari nei penitenziari in generale e di quello di Sulmona in particolare.
Nardella condivide in toto le indicazioni fornite dal Dirigente sanitario del carcere di piazzale vittime del dovere Fabio Federico così come successivamente riprese e rilanciate dal Direttore del carcere Sergio Romice.
Nell’Istituto penitenziario di Sulmona il numero di OSS attualmente in servizio è di 4 unità. Nardella, prendendo spunto da quanto affermato da Federico ritiene anch’egli, viste le dimensioni della Casa di Reclusione di Sulmona e dell’elevato numero di ristretti, che gli OSS non solo siano utili alla causa penitenziaria ma addirittura insufficienti se si considerano le attività da esse svolte tra le quali l’aiuto ai detenuti totalmente o parzialmente dipendenti nelle attività di vita quotidiane; piccole medicazioni; supporto per l’assunzione corretta di terapia orale, prevenzione di ulcere da decubito; rilevazione dei parametri vitali; realizzazione di attività semplici di supporto diagnostico e terapeutico; osservazione e collaborazione alla rilevazione dei bisogni; trasporto del materiale biologico; attuazione di interventi di primo soccorso; disbrigo di pratiche burocratiche ( fotocopie diari clinici dei detenuti); attività di sterilizzazione, sanitizzazione e sanificazione; supporto al personale di polizia penitenziaria nella predisposizione di diari clinici e certificati per traduzioni; controllo e rifornimento e date di scadenza dei farmaci presenti in medicheria e nei carrelli adibiti alla distribuzione della terapia; supporto e collaborazione con il personale infermieristico e con il personale medico; smaltimento dei rifiuti sanitari; supporto agli infermieri e ai medici nelle attività correlate al fenomeno pandemico: esecuzioni di tamponi rinofaringei e somministrazioni vaccini; rilevamento temperatura corporea ai detenuti lavoranti e ai lavoratori di ditte esterne.
Alle considerazioni esposte si aggiunge inoltre un dato che sicuramente non potrà essere sottovalutato nella riconsiderazione del personale necessario all’Area Sanitaria d’Istituto. E’ previsto infatti l’arrivo entro pochi mesi, ovverosia dopo il collaudo del nuovo padiglione praticamente completato, di ulteriori 200 detenuti.
Se si considera ancora che i detenuti presenti nell’Istituto peligno, all’atto del loro arrivo sono accompagnati da una comunicazione del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria che recita: “il detenuto nominato in oggetto può essere ristretto in questo Istituto Penitenziario in quanto risulta essere dotato dei presidi sanitari idonei per la gestione intramuraria…si dovrà continuare a disporre un’attenta sorveglianza al fine di individuare con la massima sollecitudine possibile ogni necessità assistenzialee/o terapeutica da dover assicurare al medesimo attraverso le risorse interne di questo Istituto e ove possibile, mediante l’immediata ospedalizzazione dello stesso”. Risulta quindi intuitivo che il Ministero della Giustizia ha inteso conferire all’Istituto di Sulmona il carattere di struttura ad elevata attività assistenziale che non potrà certamente essere soddisfatta certamente con il venir meno dell’importante figura dell’OSS”.
“Come già detto in precedenza, infine, è palese che in assenza di una stabile strutturazione dell’OSS deriverebbe un sovraccarico di lavoro ed il possibile demansionamento per il personale infermieristico con possibili conseguenze giudiziarie. Insomma gli OSS hanno dimostrato non solo di essere utili ma essenziali per un penitenziario e non solo come quello sulmonese”, conclude il sindacalista della UIL.