Sono ancora pochi i dati sulla relazione tra i vaccini anti Covid e la manifestazione di miocarditi negli adolescenti, di conseguenza “occorre essere prudenti e attendere ulteriori informazioni prima di proseguire con la campagna di vaccinazione nei giovanissimi”: l’invito alla cautela arriva dal virologo Francesco Broccolo, dell’Università di Milano.
“E’ un messaggio di prudenza e riflessione”, ha detto il virologo all’ANSA, dettato dal fatto che i dati sulle miocarditi legate ai vaccini anti Covid “sono ancora pochi” e “non permettono di capire se ci sia una reale associazione”. Finora, infatti, “abbiamo visto miocarditi lievi su campioni limitati, in quanto i ragazzi sono stati vaccinati ancora poco”. Al momento il maggior numero di dati arriva da Israele dove, rileva Broccolo, “sono stati vaccinati solo ragazzi di oltre 15 anni, mentre si sta ragionando su vaccini destinati agli adolescenti fra 12 e 15 anni. Inoltre l’orientamento degli esperti del ministero della Salute di Israele è favorevole a passare a una dose di vaccino per gli adolescenti, considerando quasi il 90% delle miocarditi si manifestano con la seconda dose”.
Gli altri dati disponibili arrivano dagli Stati Uniti, dove l’agenzia regolatoria dei farmaci, la Food and Drug Administration (Fda), non ha approvato all’unanimità l’uso emergenziale per il vaccino Pfizer/BioNTech per la fascia d’età fra 12 e 15 anni e i dati finora raccolti riguardano complessivamente 2.000 adolescenti, mille dei quali hanno ricevuto il placebo.