Undici diversi esami e ciascuno ripetuto da 2 a quattro volte con una spesa che costerebbe al paziente almeno 300 euro di ticket, ma che possono lievitare in moltissimi casi. Dalle visite di ‘follow up’ alla spirometria, alla Tc Torace , all’ecocardiogramma, fino al walking test. Gli effetti da post Covid per chi è sopravvissuto alla malattia determinano la necessità di cure costanti. Lo sanno i medici della Federazione degli internisti ospedalieri (Fadoi) che hanno messo in campo il progetto Day hospital. Progetto che alla luce della “risposta positiva” del ministro della Salute, Roberto Speranza, di esentare dal ticket i guariti da forme gravi di Covid che erano stati ospedalizzati, “assume particolare rilievo”. L’esperienza maturata sul campo, insieme agli studi internazionali, mostra – dicono gli internisti della Fadoi – che “i pazienti sopravvissuti al coronavirus continuano ad avere problemi polmonari che diventano cronici nel 30% dei casi e talora danni permanenti estesi ad altri organi”.
Da qui il sistema di controllo multidisciplinare messo a punto dagli internisti e nato all’ospedale San Paolo di Savona. In regime di day hospital ogni 3-6-12 e 24 mesi vengono rilevati i parametri vitali, come frequenza cardiaca e respiratoria, pressione arteriosa e livello di saturazione del sangue. Con la stessa frequenza il paziente viene sottoposto ad elettrocardiogramma, a spirometria per controllare lo stato dei polmoni e ad analisi del sangue per verificare emocromo, funzionalità renale ed eventuali stati infiammatori con Pcr e Ves. I medesimi intervalli temporali intercorrono per verificare la massa grassa corporea, eseguire un “walking test” di 6 minuti per vedere come va il respiro con una camminata veloce e fare il punto sulla qualità della vita del paziente attraverso un questionario. A uno e due anni di distanza sono poi previsti ecocardiogramma, emogasanalisi del sangue arterioso e, a giudizio medico, Tac al torace o angio-Tac.
“L’esperienza maturata in questi mesi di emergenza – spiega Dario Manfellotto, presidente Fadoi – ha rimesso in discussione la vecchia organizzazione ospedaliera basata sulla divisione in dipartimenti, favorendo l’approccio multispecialistico. Rivelatosi oggi efficace per una malattia sistemica come Covid-19 ma che può esserlo altrettanto per fronteggiare quell’emergenza permanente che è la gestione delle policronicità”.