“Quello di AstraZeneca è un vaccino a cui non possiamo rinunciare e a cui non c’è motivo di rinunciare, questo deve essere chiaro. Però una riconfigurazione, sapendo che cosa si ha in portafoglio ci potrebbe essere. Per esperienza, mi aspetto che l’Ema non dia ancora indicazioni precise su età o genere. Sicuramente il segnale (i casi di trombosi registrati) va ascoltato e studiato, ma i numeri non sono tali da dare al momento un’indicazione di età , né di sesso”. Lo ha detto Guido Rasi, già direttore esecutivo dell’Ema e attuale direttore scientifico di Consulcesi, durante la web conference “Covid19: tra vaccini e varianti”.
“Gli studi necessitano di grande attenzione e approfondimento”, ha aggiunto, “ma lo studio su 9 casi in cui sarebbe stato trovato un nesso tra trombosi e vaccino non è ancora una dimostrazione scientifica. Il trend c’è più in Germania e Nord Europa, con 13 casi su quasi tre milioni di vaccinati. Poi l’esperienza inglese indica che gli effetti più vivaci si manifestano sicuramente nella fascia più giovane, quindi come strategia si potrebbe consigliare di muoversi nella fascia più alta della popolazione, perchè essendo un vaccino molto potente, va bene nella fascia di età in cui il sistema immunitario inizia a declinare. Quindi i vari Stati dal punto di vista strategico potrebbero andare in quella direzione perchè i numeri lo suggeriscono. Tuttavia per un’indicazione regolatoria mi sembra che non ci siano i numeri”.
Per quanto riguarda i vaccini e l’efficacia sulle varianti, Rasi ha affermato che almeno fino all’autunno va bene continuare con quelli che si hanno a disposizione. Sull’eventualità di cambiare vaccino per chi ha già fatto la prima dose con AstraZeneca, ha sottolineato che “se ci fosse la necessità di cambiare, per decisioni dell’ente regolatorio o per riluttanza dei cittadini, è bene iniziare a pensare a un piano b. Ossia fare degli studi su vaccinazioni miste, e suggerirei alle nostre autorità sanitarie di cominciare a farli”.
“Ogni Paese ha preso delle decisione in base a quello che aveva nei frigoriferi o a quello che ha programmato di avere nei frigoriferi”, ha concluso Rasi, “se l’Italia decidesse per una seconda dose diversa dalla prima e lo facesse in un’ottica strategica, non farebbe un errore”.