Pescara. “No alla banalizzazione delle competenze. I professionisti sanitari studiano anni per acquisirle, in maniera specifica e mirata per le professioni che andranno a esercitare”.
Lo afferma Filippo Anelli, Presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri (Fnomceo), in riferimento all’attuale campagna vaccinale anti-Covid ed alle posizioni espresse dal Presidente della Regione Veneto Luca Zaia secondo il quale, rileva Anelli, “per fare iniezioni non serve una laurea”.
“Forse – afferma Anelli in una nota – non servirà una laurea per fare un’iniezione. Ma serve una laurea, a volte anche una specializzazione, per salvare, con cognizione di causa, una vita. Infermieri, farmacisti, medici studiano anni per
acquisire le loro competenze, peculiari, diverse e specifiche per ogni professione: e ogni atto professionale non
presuppone solo la mera skill tecnica, ma tutto un insieme di conoscenze che vengono, in quel momento,
applicate, all’interno e in funzione di una cornice di valori etici e deontologici. In questo senso le professioni
garantiscono i diritti dei cittadini”.
“I bravi governanti – sottolinea – sono quelli che riescano a mettere insieme le professioni, perché, in maniera sinergica, garantiscano i diritti dei cittadini. Nessuno vuole mettere in discussione le scelte politiche sull’applicazione del piano vaccinale, ma dovremmo farle utilizzando al meglio le risorse umane e le professionalità che abbiamo a disposizione”. E le professionalità, prosegue, ci sono: “Abbiamo, in Italia, un milione e mezzo di professionisti sanitari che si formano con studi universitari che, a seconda della via che si sceglie di intraprendere, possono andare dai tre agli undici anni. È questo lo standard che andrebbe seguito anche per le vaccinazioni, dove tutti i professionisti, tra i quali quasi un milione tra medici e infermieri, si sono messi, ciascuno per il proprio ruolo, al servizio del Paese”. “A Zaia, a chi la pensa come lui, pur comprendendo e condividendo la buona intenzione di dare impulso alla campagna, vorrei dunque precisare – conclude – che non sono i professionisti a scarseggiare, ma semmai le dosi di vaccino”.