Roma. Le attività scolastiche, e quelle ad esse connesse, hanno un ruolo importante nella trasmissione del virus, dal momento che l’analisi delle curve dell’incidenza dei positivi al SarsCov2 in Italia indica
che nella recente fase di espansione dell’epidemia, la prima curva a crescere nel tempo è stata per l’appunto quella della fascia 0-9 anni, seguita da quella 10-19 anni, a seguire quelle 20-29 e 30-39 anni e poi le altre fasce d’età.
Lo indicano le analisi del matematico Giovanni Sebastiani, dell’Istituto per le Applicazioni del Calcolo ‘Mauro Picone’ del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Iac). Questo risultato, osserva l’esperto matematico, “supporta l’ipotesi del coinvolgimento nella trasmissione del SarsCoV2 anche della fascia scolastica fino alle scuole elementari, contrariamente a quanto noto in letteratura finora. Probabilmente, questa differenza col passato è legata all’attuale significativa prevalenza nel nostro Paese delle nuove varianti”.
Per questo, prosegue il matematico, “sarebbe opportuno applicare il principio di precauzione e seguire l’esempio del Regno Unito, rimandando il ritorno alla didattica in presenza al momento in cui il valore dell’incidenza si sia ridotto significativamente e sia stata completata la vaccinazione delle categorie fragili”.
La strategia adottata dal Regno Unito, aggiunge, “renderà presto possibile in quel Paese un sostanziale rilascio delle misure restrittive” e con la ripresa della didattica in presenza “nel Regno Unito i ragazzi delle scuole superiori verranno sottoposti a ripetuti test, su base volontaria”. I dati italiani, conclude Sebastiani, “suggeriscono di essere prudenti e di rimandare le lezioni in presenza, anche per la fascia dei più piccoli. Se in Italia si tornerà alla didattica in presenza dopo Pasqua, come annunciato, secondo il matematico “correremo il rischio di un aumento dei contagi, con un successivo ritorno alla didattica a distanza e l’introduzione di nuove misure restrittive”.