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Covid, Cartabellotta: vaccinare il più in fretta possibile i fragili dà speranza

Francesca Lelli di Francesca Lelli
28 Marzo 2021
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Roma. La seconda ondata “sta effettivamente scendendo ma in maniera molto lenta e irregolare, mentre sta risalendo la terza. Il dato che preoccupa di più è il sovraccarico ospedaliero”, ci vorranno
“ancora due o tre mesi per alleggerire questa congestione”, questo quanto sostenuto da Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe.

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La speranza che l’emergenza stia per finire è “più che comprensibile ma irragionevole, alimentata da teorie antiscientifiche, coltivate per ragioni politiche”, dichiara, “non è vero, anzi è gravemente falso, che bastino le terapie domiciliari o che le norme restrittive siano inefficaci”. È “una narrazione pericolosa, che aiuta il virus ma non il Paese”. Non c’è nessuno che possa dire quando il Covid finirà.

I vaccini sono “un’arma certamente potentissima, anche se non si sa con certezza quanto può durare la copertura”. Vaccinare il più in fretta possibile i fragili “è un fattore che dà speranza”. Un altro fattore positivo, secondo Cartabellotta “è la stagionalità: all’aria aperta, le possibilità di contagio si abbassano”. La decisione del governo sulle scuole “fa parte delle scelte che la politica può e deve fare. Però la coperta è corta. Se rimetti in circolazione qualche milione di bambini, cosa legittima, poi devi compensare il rischio di questa apertura con altre chiusure. Ma questo, Draghi dimostra di
saperlo molto bene”.

Per fare ripartire l’Italia, dichiara sempre Cartabellotta “la prima condizione è sconfiggere la pandemia”. L’obiettivo del piano annunciato dal generale Figliuolo che prevede a regime 500 mila dosi al giorno entro l’estate, con il 70% della popolazione vaccinata, si può realizzare a “due condizioni. Prima, che le forniture siano quelle stimate. Seconda, che gli italiani aderiscano in massa”.

Cartabellotta però avverte e ammonisce: “fasce importanti di diffidenza, specie tra i giovani”. Nei fondi previsti dal Recovery plan per il sistema sanitario, “non c’è un euro di stanziamento per potenziare i servizi di sostegno psicologico e mentale per le ultime generazioni. È una mancanza che andrebbe colmata”.

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