Roma. Per le vaccinazioni anti-Covid dei malati reumatologici, immunologici e rari vanno previsti dei codici per le patologie che siano uguali in tutte le regioni. Questa la richiesta da parte di 22 associazioni di pazienti è contenuta in una lettera inviata ai vertici delle istituzioni sanitarie italiane.
Per la vaccinazione anti-Covid i rappresentati delle associazioni di pazienti stanno infatti riscontrando una “fortissima criticità in merito all’identificazione da parte delle Regioni della categoria di soggetti vulnerabili rientrante nell’Area di Patologia ‘Malattie autoimmuni-immunodeficienze primitive'”.
È necessario, rilevano le associazioni, prevedere per queste patologie codici riconosciuti e uguali in tutte le Regioni per indicare i pazienti estremamente vulnerabili che necessitano una priorità nella somministrazione del vaccino. Bisogna cioè evitare che si creino “assurde disomogeneità a livello regionale per l’ambiguità applicativa di un concetto ampio come quello di ‘malattie autoimmuni'”, afferma il Coordinamento di Associazioni di pazienti affetti da patologie reumatologiche, immunologiche e rare.
Silvia Tonolo e Maddalena Pelagalli, come coordinatrici, hanno inviato una lettera al Ministro della Salute Roberto Speranza, al Presidente della Conferenza Stato Regioni Stefano Bonaccini, al Commissario Straordinario per l’emergenza Covid-19 Francesco Paolo Figliuolo, al Presidente FnoMCeO Filippo Anelli e al Segretario Nazionale Fimmg Silvestro Scotti. “La categoria delle malattie autoimmuni è davvero molto ampia e vi rientrano oltre 120 patologie”, afferma il Coordinamento. “Per alcune di esse si deve però avere particolare attenzione in caso di infezione da Covid-19 in quanto l’evoluzione e la gestione della patologia può risultare complessa. È poi importante far rientrare nell’elenco di priorità vaccinale anche quei pazienti che sono colpiti da patologie per cui non è prevista al momento l’esenzione ma che utilizzano farmaci immunosoppressori. Sono infatti persone fragili proprio a causa delle terapie che devono assumere”.
Quindi, affermano in conclusione le associazioni, “va prevista la possibilità, per lo specialista di riferimento, di poter indicare i soggetti a rischio che necessitano di priorità di immunizzazione”.